LA STANZA DI    RICCARDO CHISARI


Riccardo Chisari


TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE
RACCONTI DI
RICCARDO CHISARI
EDIZIONI S.A.R.C. - LUINO

WILLY SALINOS

C’era all’epoca  a Tripoli un signore di una certa età compresa tra 50 /60 anni che si presentava all’aspetto molto buffo per il solo fatto che non vedeva praticamente null’altro passasse ad oltre un metro dal suo naso, ma la cosa più buffa era che pur avendo gli occhiali, cerchiati di neri e molto spessi, non li portava mai sul naso.  Sua moglie era , penso una signora Maltese che forse si chiamava o Gilda o Wilma, che era bionda, faceva la sarta su carta a modello e portava quei vestitini carini carini che molto piacevano a mia madre, tutti quanti fatti con tanti fiorellini azzurri o rosa o verdini, con un colletto quasi tondo , con i bottoni rivestiti e la cinta intorno  che ti stringeva la vita.  Fui il primo a scoprire il Willy Salinos, (uomo molto colto che leggeva un casino di giornali Italiani e anche quelli Inglesi o Americani e che inoltre aveva un sacco di libri messi tutti dietro e tutti intorno alla sua scrivania dove di continuo scriveva battendo, quasi col naso attaccato,  sui tasti cromati  di una Olivetti utilizzando al massimo due o tre dita, poiché, mentre mia madre faceva le prove per essere più bella, io non sapendo che fare andavo in giro per la casa della sarta a curiosare. La stanza di Willy la scoprii dietro il salone centrale dove aspettavano tutte le altre donne, lui era sempre li seduto vicino alla finestra e lo vedevo spesso che  mentre leggeva e/o batteva   a macchina fumava immancabilmente la pipa.

Un bel giorno, quando mi vide mi disse Haj  hau are iou?(1) Risposi Quais (2) . Lui ci rimase male perchè mi disse che quando uno di dice Haj tu gli devi rispondere Fain (3) . e quando risposi che non capivo lui mi disse che Quais era uguale a Fain, solo che Fain era Americano, come Haj, e che Quas che era Arabo significava Fain, e perciò oa una domanda in Americano andava una risposta in Americano e non in Arabo. Risposi che però, dal mio punto di vista, dato che Quas aveva lo stesso significato di Fain, la cosa non aveva grande importanza  in quale lingua si rispondeva, ma l’importante era il significato delle parole e non la lingua. Il Willy meditò un attimo sulla questione, poi facendo un gesto con la mano mi fece accomodare e quindi  mi fece vedere tutti i suoi libri ed io giocai con un sacco di cartoline che Lui teneva dentro una grande scatola con tutti i bordi cuciti con il filo, proprio come la cucitura dei pantaloni che  sua moglie mi aveva cucito.

Quando mia madre finì il suo interminabile vestito mio padre conobbe la Gilda o la Wilma e così pure il marito che si presentò con queste poche parole HAJ,  AI  EM WILLY SALINOS AND IOU  (4)? Mio padre rispose quindi tutta la tiritera del caso raccontando  un p’ò in Inglese, un p’ò in Italiano ed un p’ò in Arabo, chi era , da dove veniva, che faceva, di cosa si occupava ecc. ecc,  Dopo tutti i convenevoli mio padre invitò tutti e due a venire a casa da noi una sera quando non avevano nulla da fare dato che loro non avevano bambini. Willy e la Willa, come poi per fare prima la chiamai io,  cominciarono a venire a casa nostra sempre più spesso, ed io, mentre loro parlavano, mi annoiavo tremendamente a sentire tutti quei discorsi sulla creazione della terra e delle esplosioni che avevano dato la vita a tutto il genere umano, compreso gli animali, le piante e tutte le creature viventi compreso anche gli Arabi.

Pian piano però mi appassionai a sentire in silenzio i loro discorsi ( quando però diventarono un po’ più concreti) , infatti,  pian piano il Willy passò dalle esplosioni galattiche , ai venti ionici, sino a giungere ad affermare che  secondo lui i marziani o altri esseri provenienti da altri pianeti del nostro sistema solare erano senz’altro presenti in mezzo alla gente di tutti i giorni. Di concetto in concetto arrivò persino a dire che quegli esseri erano così progrediti ed intelligenti che senza dubbio per non farsi scoprire avevano assunto un aspetto normale di qualsiasi cosa che noi tutti conoscevamo bene e non ne potevamo sospettare,  forse addirittura l’aspetto di un animale domestico come un cane o un gatto. Infatti , a ben pensarci, certe volte mentre noi parlavamo e facevamo alcuni discorsi importanti,  Asad  (5) il nostro cane arabo  cominciava all’improvviso a muovere la coda , (come se avesse capito questa o quell’altra battuta, oppure quando faceva nel discorso un passo importante), ed a ben guardare gli luccicavano d’un tratto tutti gli occhi.

Iniziai a dubitare ben presto di quelle strane forme di vita che mi giravano intorno;  il gatto, il cane, e perchè nò anche dei grilli e delle cavallette. Che ne sapevamo noi in effetti loro chi erano e da dove venivano? E se fossero stati dei marziani che magari si erano fatti piccoli piccoli? Insomma il dubbio silenziosamente mi arrovellava ed io incominciavo a divenire sempre più sospetto con tutto e  tutti. Ricordo che un bel giorno il Salinos giunse con la moglie a bordo della sua Alpine Renault coupè color avana e disse a mio padre che era molto preoccupato perchè dopo un p’ò di tempo che viaggiava sentiva degli strani rumori.

Dovete immaginare però come il Willy guidava la macchina......; stava tutto curvo in avanti con il volto attaccato al parabrezza, quasi a toccarlo con il naso e poi , inoltre,  era molto buffo perchè camminava molto ma molto piano facendo appena qualche schioppettio e naturalmente ci impiegava moltissimo tempo a fare qualsiasi tragitto.

Per tutti era uno spasso tanto era comico!!. Non vedeva praticamente nulla, ma lì a Tripoli , a quel tempo non era poi molto pericoloso andare in giro in macchina perchè le auto le contavi sulle dita, tuttalpiù era più pericoloso andare in moto o in darragiat  (6). Questo problema del rumore della macchina era diventato veramente un problema importante. Dovunque arrivava apriva il cofano e c’infilava dentro la testa per cercare di capire che cosa’era che non andava  ed ogni volta si sporcava di nero la fronte ed il naso. Ogni tanto lo faceva anche per strada, era diventato una vera ossessione, finché un giorno, mentre ci raccontava di questi marziani che prendono le sembianze di chiunque e si infilano dappertutto,  c’invitò a fare  una passeggiata con l’auto. Ebbene, non ci crederete, ma dopo un p’ò che camminava anch’io e mio padre sentimmo quel rumore strano e man mano che procedeva  diveniva sempre più forte ed era come se qualcosa dentro  ti straziava. Dovemmo fermare la Sajjarat  (7)  per strada,  il Willy riaprì il cofano e riinfilò per l’ennesima volta la testa dentro il motore per cercare ancora che cos’era che non andava in quella macchina.

Anch’io e mio padre scendemmo dall’auto con l’intento di dargli un aiuto, infatti , appena ebbi sbirciato dal mio angolo di visione normale, per quel che potevo data la mia bassa statura,  mi parve di vedere due luccichii proprio in fondo tra non so quali tubi di ferro che uscivano da sotto il  motore, gridai: “ GUARDA, DUE LUCI  !!! “.

Papà che era efficiente capii subito, s’infilò con  i suoi pantaloni nuovi sotto la macchina, alzò un braccio e spinge forte in alto  mentre il Willy sempre più incuriosito infilava ancor più giù la zucca dentro il motore.

 Sentii immediatamente qualcosa di ancor più e veramente straziante ed all’istante qualcosa o qualcuno fù sulla faccia del Willy:  qualcosa di grigio-nero, con quattro zampe ed una coda, magrissimo e per giunta con qualche bruciacchiatura e macchie d’unto sul rivestimento esterno.

Il Willy con un urlo di dolore e  di spavento fece un grande salto indietro andando di botto a sbattere con il sedere proprio sulle caviglie e sulle punte dei piedi di mio padre che era infilato per terra.

La  “cosa” saettò fuori urlando,  sbattè  dal volto del Willy al cofano,  da questo balzò sul motore e si dileguò all’improvviso facendo un percorso fulmineo a destra e manca.

L’unico testimone attendibile ero io  e quando mi chiesero che cosa avevo visto per non farli spaventare troppo risposi che mi sembrava un gatto, ma mentii, avevo perfettamente capito che quella era una strana creatura  proveniente dallo spazio che aveva scelto per poter spiarci come base la macchina del nostro insospettabile buffo amico giornalista e vi si era infilata nel motore.

I grandi sollevati ci risero sopra contagiando anche il vecchio Mischin (8) che chiedeva l’elemosina  accovacciato per terra  poco più avanti all’angolo della strada.

Io, d’altro canto non dissi nulla mai a nessuno ciò che avevo capito, ma un dubbio in fondo in fondo mi era rimasto;... da allora ne il Willy, ne mio padre, ne la Willa e mai nessun altro parlarono più di marziani e di altre strane creature dello spazio.

Di certo anche loro sapevano, ma come me fingevano nell’interesse di tutti.

VOCABOLI WILLY SALINOS 

1

Haj

Ciao

2

Quais

Bene

3

Fain

Bene

4

Ai em Willy Salinos end iou?

io sono Willy Salinos e tu ? (in Arabinglese)

5

Asad

Leone

6

Darragiat

Bicicletta

7

Sajjarat

Macchina

8

Mischin

Poverino = Mendicante

 


fellah carta nautica di Tripoli

 


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