LA STANZA DI    RICCARDO CHISARI


Riccardo Chisari


TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE
RACCONTI DI
RICCARDO CHISARI
EDIZIONI S.A.R.C. - LUINO

LA PASSEGGIATA ESTIVA DELLA DOMENICA SERA

Siccome all’epoca, quand’ero ragazzino,  faceva molto caldo, la sera si usciva a fare quattro  passi a piedi , in quanto era oramai dimostrato che muovendo il corpo a destra e manca si riusciva  per mezzo della ventilazione a far passare l’aria più facilmente tra i capi di vestito ed il corpo, ottenendo così una sorta di benevolo piacere dovuto al moto-ventilatorio nella calura estiva.  I capi d’abbigliamento erano rigorosamente bianchi, in quanto il bianco era noto sin d’allora aveva la facoltà di respingere i raggi del sole,  ed oramai , anche se di notte il sole non picchiava con i suoi raggi eravamo comunque certi che anche l’irraggiamento accumulato dai corpi potesse essere  allontanato alla stessa maniera mitigandone così i calorosi effetti.

Prima regola, quindi, era abbigliamento rigorosamente color bianco per camicetta o maglietta, sotto pantaloncini dal color kaki alla variante grigio, grigio-topo, verdino chiaro, azzurro, in quanto sennò ad ogni seduta ci rimaneva su qualcosa. Berretto o berrettino, calzini di cotone e naturalmente scarpe di cuoio.     

A questo capo di abbigliamento era dovuta una particolare  preparazione  prima dell’indossamento; ci si faceva a gara a chi riusciva a fare i buchi migliori .  Ogni buco realizzato, infatti, riusciva a far fuoriuscire l’aria calda che si produceva con lo schiacciamento del rigl (1) consentendo una migliore circolazione della stessa tra le dita,  isolate dai calzini di cotone.  In  alcuni casi erano tollerati con successo anche quelli di lana  per coloro che erano soggetti a maggior sudorazione. Regola fondamentale era , quindi,  quella di riuscir a piazzare una decina di buchi sulle scarpe appaiati specularmente  in modo tale da farle sembrare usciti  fuori da una fabbrica.

Ognuno di noi aveva il suo hufrat (2) personale, chi quasi perfettamente tonto, chi ovale, chi addirittura quadrato e chi triangolare, qualche ragazzina per via della ricercatezza ostentava buchi a forma di stella o di cuoricino, ma questa era tutta un’altra operazione di carattere artistico  che si distaccava di gran lunga  da quello tecnico-storico-scientifico del fare i buchi normalmente per far uscire fuori l’aria . C’era anche chi asseriva che il  buco a forma di cuore o di stella invece producesse l’effetto contrario  a causa del perimetro rientrante all’interno della figura geometrica stessa e quindi magneticamente potesse invece far entrare il caldo nelle dita, ma come si sa erano scarpe per ragazzine, di quelle speciali, quella con la puzza sotto l’ anf (3) quelle che non ti fanno toccare le tettine ma che le fanno solo  vedere sotto le camicette trasparenti bianche, ed allora in quel caso si cercava di non darci su molto peso nell’approfondire il ragionamento dell’efficacia del processo di raffreddamento. In moltissimi casi le scarpe con i buchi erano assolutamente necessarie per chi aveva il puzzo ai piedi, così infatti, oltre la circolazione dell’aria si favoriva la liberazione dell’odore diluito costantemente nel tempo e quindi un disperdimento omogeneo con equità di distribuzione olfattiva nei dintorni .  Ordunque così equipaggiati , e bagda (4) aver passato  l’immancabile  bianchetto sulle scarpe coi buchi, subito dopo l’imbrunire e dopo aver cenato  terminando alla fine con una colossale fetta si anguria, ci si metteva obbligatoriamente in marcia a piedi, per prendere un pò d’aria.                              

Ogni volta si faceva una strada diversa.                         

Dzakaratu  (5) che per rendere interessante la cosa mi ero posto un compito ben preciso: tenevo il conto del quantitativo e della tipologia degli escrementi che trovavo lungo il percorso : Sterco di cavallo giallognolo-avena, sterco di dromedario/cammello un po’ più scuro e compatto, cagatine di cane, qualche chiazza lasciata in giro qua e là da  vacca e o mucca, nonché quelle più rare : le caccoline di pecora, simili alle olive nere, rarissime da scoprire anche a causa oltre che del minuscolo formato anche perchè ben si celavano nell’oscurità.

L’unica cosa era però che quando ti imbattevi in una zona “visitata” era la fortuna perchè ce n’era una quantità veramente innumerevole, roba da raccoglierle tutte e metterle in un piatto  - di nascosto - quando veniva a cena la Signora Teresa. Ricordo che tenevo a mente la contabilità utilizzando un metodo personalmente elaborato: quelle di  cavallo  me  le  piazzavo  idealmente  sulla ras (6), quelle di dromedario/cammello sulla spalla iamin (7), come se avessi una pila invisibile in equilibrio, quelle di vacca sulla spalla sinistra,  quelle di cane, sempre più abbondanti a dieci alla volta, utilizzando il conteggio delle dita delle mani , alternativamente nella tasca dei pantaloni,  destra e sinistra, in un enorme zaino, invece,  mettevo, quando mi ci imbattevo, le caccoline di capre e di pecora. Che serate favolose !! Di tutta quella statistica ne andavo proprio fiero!!  Che serate e che conteggi!!  Viva la  contabilità e la matematica !!

Ricordo però che una masah (8),  che ora però non ricordo quale essa fosse, forse  Giugno, Luglio, Agosto del  ‘57 / ‘58 o giù di lì  ritornando dopo la tanazzagha (9) contabile e dopo aver mangiato il cono di gijlaat (10), obbligatoriamente pseudo trigusto  dello stesso sapore ma di colore  abiad (11), hamra (12) ed akdar (13), in omaggio alla bandiera Italiana, sulla via del ritorno mi imbattei in una kascafa (14) a dir poco eccezionale: in un angolo a ridosso di una Bab Al Hadid (15) di una Dukkan (16)  scorsi una piccola scatoletta color avorio contenente dentro sino a circa ¾ una pagliuzzetta colorata.  Magia della sorte !!  Che spettacolo eccezionale !!

Le pagliuzze sottili sottili, manco a farlo apposta erano tutte spiegazzate e tra una spiegazzatura e l’altra mandava ,proprio nell’angolo di incidenza, un bagliore colorato, e poi, bastava spostare leggermente la scatola che tutte quelle lucine bianche, rosse, rosa, verdi e azzurre si spostassero di qui e di là.

 Scoperta la scatola con  il suo fantastico contenuto, me la infilai sotto la maglietta, giunto a casa la nascosi sotto il firaasciu (17).

Bagda kalil (18) quando i miei genitori e fratelli dormivano, scesi dal letto, l’afferrai, la sparpagliai  sulle lenzuola e me la misi intorno.

Mi sentivo un Emiro disteso tra ori e nafiisu (19).

La sera seguente tutta quella magnifica roba non c’era più.

La mia mamma , senza dir nulla, aveva fatto piazza pulita.

Da allora, senza dir nulla anch’io a nessuno, cambiai la mia missione segreta durante le trasferte serali, ed iniziai  a cercare le pagliuzzette colorate

 

VOCABOLI LA PASSEGGIATA  DELLA DOMENICA SERA

1

rigl

piede

2

hufrat

buco

3

anf

naso

4

bagda

dopo

5

dzakaratu 

ricordo

6

ras

testa

7

iamin

destra

8

masah

sera

9

tanazzagha

passeggiata

10

gijlaat

gelato

11

abiad

bianco

12

hamra

rosso

13

akdar

verde

14

kascafa

scoperta

15

bab al Hadid

Bab = porta - Hadid = ferro  - porta di Ferro = saracinesca

16

Dukkan

Bottega

17

firaasciu

letto

18

Bagda kalil

più tardi

19

nafiisu

preziosi.

 

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