LA STANZA DI    RICCARDO CHISARI


Riccardo Chisari


TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE
RACCONTI DI
RICCARDO CHISARI
EDIZIONI S.A.R.C. - LUINO

BANTALONI

Era giunto anche quell’anno per noi in Africa Babbo Natale, il che oramai ci faceva reputare fossimo particolarmente fortunati. Infatti, nonostante tutte le rassicurazioni ci venissero fatte  nutrivamo particolari dubbi che questo vecchio signore della neve con una turbo slitta trainata da strani animali quasi fossero un incrocio tra Antilopi, Uaddan (1)  e Gazzelle, potesse sconfinare dagl’imbiancati paesi del Nord, attraversare il bahr (2) , dirigersi sul mare Sahara e beccare, senza l’ausilio dell’obbligatorio richiesto camino, non so quale sfiatatoio, calarvisi dentro e consegnarci il ben di Dio che aveva preparato per noi.

Ricordo molto bene che trovammo sotto lo sciaaru (3) di natale due fagotti praticamente quasi uguali con all’interno due tricicli a pedali di quelli speciali, tutti rossi con ruote bianche, campanello cromato, manopole gialle con ciuffo filiforme terminante con sonagli pendenti, borsetta porta attrezzi sul retro, uno per me e l’altro per l’Alberto.

Salitici sopra capimmo al volo come si dovevano utilizzare; mani al volante e piedi su quei due piattelli con a lato delle strisce giallo-arancioni luccicanti.

Che emozione, era come se si scivolasse con un leggero brusio, brrsss, brss, poi il campanello che forza!!!!  Drinn drinng, driing dringg, brsss, brrss, drrinng, dringg e così via attraversando l’uno dietro l’altro tutte le stanze tra la gioia ed il compiacimento di mamma e papà .

La trottola, la palla, l’aquilone e la scatola dei soldatini di piombo non riusciva a richiamare la nostra stessa attenzione come l’avevano attirata quei due velocipedi.

Per tutto il giorno eravamo felici trasportandoci con quel mezzo dalla sala da pranzo al cesso .

Giunti alla sera parcheggiavamo, nella nostra camera da letto, sul firasc (4) di pelle di hurusc (5), poi salendo con un piede sul sellino eravamo giusto giusto all’altezza del nostro lettino, infine con uno slancio atterravamo su quel piano morbido morbido, ci infilavamo sotto le coperte e ... continuavamo a sognare di pedalare, pedalare, pedalare all’infinito.

Dopo un paio di giorni decisi con mio fratello di visitare il resto del ghalamu (6) con il nostro automezzo scendemmo le scale della nostra terrazza e ci trovammo lungo il viale che conduceva alla Via Pietro Ratti.

Percorremmo il lungo accesso per lungo e per traverso, avanti ed indietro, a zig e zag, ad angoli acuti ed ottusi, con tutte le varianti possibili compreso pure la marcia indietro.

In poco tempo debordammo sul prato, ci inoltrammo infine nella zona dei papiri, in seguito verso il retro, ed in meno di un’usnaghu (7) avevamo percorso tutto il percorribile.

Urgeva quindi escogitare qualcosa per scoprire tutto l’altro intorno che ci attendeva oltre il cancellone di casa.

Chiedemmo con esito negativo, a mia madre, ora che eravamo grandi, essendo stati motorizzati, se potevamo uscire fuori del cancello ed in sete di giustizia in seguito anche a mio padre, ma la risposta fu sempre un “NO” tonante.

Dovevamo far qualcosa, non era possibile, ora che la tecnica ce lo permetteva, rimanere a vegetare nel comparto di casa.

L’aria festosa sfumò e ben presto ci trovavamo seduti, accanto a dei vasi di azhar (8), sulla copertina in marmo del pilastro, uno da una parte e l’altro dall’altro lato del cancello a meditare sul da farsi favoriti dal riscaldamento che il sole produceva sul nostro cervello, quando d’un tratto in fondo alla strada apparve controluce una sagoma che procedeva in avanti.

In breve diventava più nitida ed iniziavo a delinearne i contorni.

Era un Ualad  (9) , con maglietta rossa ed era senz’altro un grande!!

Certo lo conoscevamo...  era un nostro amico che ogni tanto passava..... era  Bandaloni (10) , nome acquisito dall’uso di quell’indumento che indossava chi oramai era divenuto grande.

S’avvicinò e ci salutò alzando la testa.  Noi dall’alto facemmo altrettanto e quando ci chiese perchè fossimo tristi risposi che avevo intenzione di uscire al di la del cancello con il mio nuovo automezzo.

Su sua richiesta glielo feci vedere, mi disse che era molto bello, ma che per ottenere giustizia – lui che le cose le sapeva, perchè era grande ( ciò lo dimostrava sufficientemente sia il suo nome che il suo indumento)  bisognava agire di furbizia.

Infatti, a ben pensarci una soluzione c’era, bisognava solo che lui stesso con le conoscenze che aveva, potesse interessare Kalil un altro suo amico che possedeva un campo speciale.

In breve salì anche lui sul cancello  a  bassa voce per non farsi sentire da  orecchie importune ci disse : “Io avere fatto già questo con palla, e cerchio di legno...Se tu mi dare trigiglo, io borta con Kalil in un hachil  (11) di sera,  boi mettere in buga e dare sobra moija  (12) , guando passa un boco di iaumij  (13)  io andare a vedere fino guando sbundari fori bianda. Bianda grescere in fretta berghè sobra mettere biscia di gammello e così avere bresto bianda con tanti trigiglo e quando uscire tu avere tanti trigliglo ber andari a passeggio”.

Non ero molto tranquillo e mi pareva che qualcosa non andava in tutto quel ragionamento, ma l’Alberto mi disse che ero scemo, perchè un affare così era una cosa da non lasciarsi scappare. In breve consegnammo sia io che mio fratello ciò che volevamo duplicare nelle mani del nostro amico e li vedemmo lentamente sparire al di là della tarik (14).  Aspettammo parecchio favorevoli notizie di Bandaloni appollaiati inutilmente sia di mattina che di pomeriggio e più precisamente sino a quando mio padre ci chiese di fargli vedere come eravamo diventati bravi ad andare in triciclo. A quel punto saltò fuori la questione, l’avevamo dati ad un amico affinché ce ne facesse tanti. Beccai un sacco di botte e non capii mai se anche lui , mio padre, al mio e nostro posto non avesse accettato una così grande occasione.

VOCABOLI BANTALONI

1

Uaddan

caprone selvatico a corna lunghe e grossa barba

2

bahr

mare

3

sciaaru

l’albero

4

firasc

tappeto scendiletto

5

hurusc

agnello

6

ghalamu

mondo

7

usnaghu

settimana

8

azhar

fiori

9

Ualad

Ragazzo

10

Bantaloni

Soprannome dato ad un ragazzo che portava i pantaloni

11

Hachil

Campo

12

Moija             

Acqua

13

iaumij            

giorni

14

Tarik             

Stra da

    
 
Arte rupestre Mappa di Tripoli  

Ernandes homepage il signor mossero giuseppe willy salinos Indice Chisari