La
parola cuntasia, che non avevo mai
sentito
prima, è stata pronunciata da una signora novantenne, durante una
conversazione
nella quale aveva dato prova della
sua eccezionale
memoria, recitando tutta
una serie di cùntura
che, in altri termini, potremmo definire racconti,
nenie, favole, filastrocche, poesiole.
Oggetto
delle composizioni erano prevalentemente argomenti di carattere
religioso, ma
anche riguardanti il costume, satira e credenze popolari, molto diffuse
nel mondo
contadino e tramandati da genitori a figli, tra vicini di casa o
compagni di
lavoro.
Quello
che
rimane oggi della cultura popolare d’un tempo è poca cosa, limitata in
massima
parte alla poesia dialettale la cui passione
attrae personaggi di tutti i ceti
sociali, di diverso livello culturale,
ma dotati di una particolare abilità nel verseggiare mettendo insieme
parole
che formano versi e quindi strofe, fra loro legati da una ripetizione ,
più o
meno regolare, della rima e del ritmo.
In
questo
contesto, il termine cuntasia appare calzare abbastanza alle
composizioni di
cui sopra, dove prevale l’esigenza di trasmettere il sentimento
religioso,
retaggio dei tempi che furono, o fare satira su fatti di costume, o
lanciare
messaggi prendendo spunto da fatti realmente accaduti. Sembrerebbe
coniato
apposta.
Marca
la
distanza, invece, con la poesia, intesa come creazione artistica di
nobile
astrazione, che stimola la mente e la fantasia, in grado di trasmettere
sentimenti, emozioni e musica, dove non ci sono note ma parole.
Ecco
che
cuntasia potrebbe meglio rappresentare tutte quelle composizioni che
non
raggiungono il livello artistico vero e proprio, usano spesso un
linguaggio
approssimativo, rima incerta o addirittura assente, ma pur sempre
vogliono
raccontare un fatto curioso, lanciare un messaggio o parlare di un
avvenimento
singolare o comportamento di costume che si presta a essere criticato o
osannato.
Lascio
agli
esperti l’approfondimento dell’aspetto semantico, tuttavia colgo
l’occasione
che casualmente si è presentata per proporre le poesie che seguono
proprio con
il titolo di cuntasie, piuttosto
che
poesie.
Ogni
brano
che segue riporterà a piè di pagina,
un
breve commento che introdurrà
ad una
agevole lettura, soprattutto per coloro che non hanno molta confidenza
con la
lingua siciliana. Le recensioni delle singole cuntasie sono state
curate dalla
prof.ssa Francesca Gardana, che ringrazio.
Le
stesse cuntasie sono state
trascritte anche in
lingua italiana.
Come
vedrete, gli argomenti trattati spaziano su tematiche le più disparate,
a
conferma del fatto che gli interessi dell’uomo sono e devono essere
illimitati,
per una migliore e completa comprensione di quanto accade intorno a noi.
Infine
voglio far presente che si tratta di un esordio, di un dilettante che
non ha
alcuna presunzione di impartire lezioni a nessuno, semmai voglia di
comunicare,
nei modi e nella maniera più semplici possibili, quanto per esperienza
di vita
ha acquisito o ritiene sia giusto e opportuno trasmettere.
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