RACCONTI
LA GAZZA CON LA CAMICIA
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Un
mattino di primavera Irene si era affacciata dal balcone di
casa per respirare una boccata d’aria fresca e farsi accarezzare dai
raggi di
un sole insolitamente splendente.
Andrea, finita la
colazione, stava caricandosi lo zainetto sulle spalle per andare a
scuola ma, sentendo
la sorellina gridare con voce concitata, corre subito verso il balcone
e vede
Irene che, sporgendosi verso l’esterno, indicava in basso nel giardino,
sotto
la magnolia, una piccola gazza che era caduta dal nido e non sapeva
ancora volare.
La gazza madre le
stava accanto e saltellando gracchiava per tenere a distanza di
sicurezza un grosso
gatto nero e peloso che non sembrava avesse buone intenzioni.
Andrea non
commentò neanche, si diresse verso l’uscio, scese le quattro rampe di
scale in
un baleno e si precipitò in giardino.
La
piccola bestiola barcollava muovendo timidamente le ali. Andrea la
prese in mano
e si accorse che tremava come una foglia, per il volo mal riuscito,
mentre il
cuoricino di entrambi batteva ad un ritmo più concitato del solito.
Andrea tornò a
casa felice di averle salvato la vita e, dopo averla sistemata
provvisoriamente
in una scatola di cartone, su consiglio della mamma, prese per mano la
sorellina e si recarono a scuola, riservandosi di valutare dopo il da
farsi,
con calma.
Tornati da scuola,
presero la vecchia gabbia del canarino che era conservata in cantina e
vi sistemarono
la piccola gazza. Riempirono la vaschetta dell’acqua e in quella del
mangime
misero molliche di
pane, anche se non
erano sicuri che fosse il cibo più adatto. Sistemarono la gabbia sul
balcone,
sopra una panchetta e rientrarono per nascondersi dietro la tenda a
osservare
tutti i movimenti della bestiola, senza essere visti.
La
piccola gazza continuava a lamentarsi
e teneva il becco sempre aperto per la fame, ma non si avvicinava alle
vaschette dove avrebbe potuto dissetarsi o mangiare qualche briciola.
Dopo alcuni
minuti, la gazza madre andò a posarsi sulla ringhiera del balcone e
gracchiando
cercava di rassicurare la figlioletta che apriva le ali come se volesse
uscire
dalla gabbia per raggiungerla.
Poi
la madre si allontanò per
tornare poco dopo con qualcosa nel becco che infilò fra le barrette
metalliche della
gabbia e imbeccò la bestiola che mostrava di gradire.
Nonostante
avesse osservato
attentamente tutta la scena, Irene non era riuscita a vedere che cosa
gli
avesse messo in bocca ma era felice di osservare che la madre non si
era
dimenticata della figlioletta e continuava
ad accudirla, affrontando e superando ogni difficoltà. I viaggi
continuarono per
tutto il pomeriggio e poi non si fece più
vedere.
Irene
e Andrea ne approfittarono
per avvicinarsi alla gabbia e videro che sul pavimento c’erano dei
noccioli di
ciliegie. Ne dedussero che la mamma la nutriva con delle ciliegie
selvatiche e
quindi bisognava procurarle al più presto per aiutarla a crescere.
Per
tutta la settimana successiva
la gazza mangiò ciliegie in abbondanza e cominciava a svolazzare
all’interno
della gabbia. La mamma si avvicinava più volte il giorno e portava
anch’essa qualcosa
da mangiare. I ragazzi avevano valutato che il pulcino era cresciuto
abbastanza
e che fosse arrivato il momento di liberarlo.
Il
mattino successivo, era
domenica, Andrea ha visto la madre agitata che saltava tra la magnolia
e la
ringhiera, quindi uscì sul balcone, aprì lo sportellino della gabbia e
ritornò
dentro per godersi la scena, accanto ad Irene. La gazza madre si pose
sulla
ringhiera, proprio di fronte alla gabbia e cominciò a gracchiare e a
muovere le
ali.
Sembra
proprio che il pulcino
abbia compreso il messaggio e, uscito dalla gabbia, con un salto
raggiunse la
ringhiera, accanto alla madre.
Dopo
pochi convenevoli, spiccarono
il volo appaiati per raggiungere la magnolia dove c’era il nido,
scomparendo fra
i rami e foglie.
L’operazione
salvataggio era
pienamente riuscita e i ragazzi erano felici di poter raccontare a
tutti la
bellissima esperienza vissuta.
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