LA STANZA  di Francesco Caronia
  




Francesco Caronia
   

LA MIA SICILIA


Aiutari sì, ma...

U zu’ Peppi Vicarioti

Avia a figghia a maritari

chi pi doti avia a purtari

‘na casuzza unni  abitari.

Picca soiddi avia di latu

e pi fari l’attu scrittu,

no nutaru s’ju a ‘nfurmari,

quantu  ci putia custari.

“Nenti vogghiu”, rissi  u nutaru,

“a mia basta u to’ travagghiu;

iu t’aiutu e facemu u barattu”.

“Quali travagghiu, nutaru meu”,

lu zu’ Peppi arrispunniu,

“Lei ‘un canusci  u me’ sirvizzu,

virissi chi fazzu u’ tabbutaru”.

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Due soggetti vorrebbero risparmiare, scambiandosi una prestazione di lavoro, ma lo scambio alla fine risulta impraticabile, a causa del particolare mestiere di uno dei due. Viene a determinarsi una situazione, a dir poco, paradossale che alla fine regala una sonora risata. Pecca di poca originalità in quanto un caso simile, sia pure in un contesto diverso, era stato già trattato dal bravissimo verseggiatore siciliano, Peppi Paci.


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Aiutare sì, ma …

Lo zio Peppi Vicarioti

aveva la figlia da sposare

che per dote doveva portare,

una casetta dove abitare.

Pochi soldi aveva da parte

e per fare l’atto scritto,

dal notaio andò ad informarsi

quanto poteva costare.

“Niente voglio”, disse il notaio,

“a me basta il tuo lavoro;

io ti aiuto e facciamo un baratto”.

“Quale lavoro, notaio mio,”

Lo zio Peppi rispose,

“Lei non conosce il mio mestiere,

guardi che produco casse da morto”

Francesco Caronia

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