di

Raffaele Brignone

detto   Antonio

Storia di un complesso  italiano anni '60, nato sotto i riflessi incantati di una magica città : Tripoli la bianca

The  Milords

Con la collaborazione di Maurizio Mormile che ha fornito

il suo diario personale scritto negli anni ’60, epoca in

cui faceva parte dei  Milords , e di Enzo Trapani,

memoria storica del gruppo

“….a tutti i giovani tripolini che negli anni sessanta incontrarono la

musica e si confrontarono con essa….”

 “….ad Angelo Vasta che troppo presto ha lasciato questo mondo

 e gli amici che gli vollero bene….”

 

Ricordi d’ infanzia

 

Quando ero piccolo, la televisione non esisteva ancora, non si sapeva nemmeno cosa fosse, e non fu certo il desiderio d’emulazione a spingermi, come accade ai bambini d’oggi, verso la musica e il palcoscenico. Guardavo quel mondo con la stessa curiosità con cui i bambini ascoltano le favole…sempre le stesse note, ma intrecci sempre diversi, ricchi di un fascino speciale.

 

 

Il palcoscenico era il luogo dove musica e personaggi si animavano di vesti nuove, popolando le mie fantasie di bambino. Frequentavo ancora l’asilo dalle Suore Giuseppine, nella città vecchia, quando venni scelto per interpretare la parte di un venditore di pesce al mercato in una rappresentazione teatrale…finalmente salivo anch’io sul palcoscenico, per cantare e recitare...

 

La ribalta

Ricordo che a casa mia si ascoltava sempre la musica proveniente da grossi piatti neri, duri, pesanti, che chiamavano “ dischi a 78 giri ”, e si udiva di continuo la voce dolce e armoniosa di mia madre, che amava molto cantare. Mio padre desiderava che mi dedicassi allo studio della fisarmonica, anche se questo non doveva pregiudicare i miei risultati scolastici, che rimanevano la prima delle sue preoccupazioni. Da bambino, con un gruppo di coetanei del quartiere, ci divertivamo a inventare delle storie che poi venivano rappresentate nell’atrio del portone di casa. Pasqualino Aronica, figlio di un falegname che aveva il laboratorio lì vicino, ideava le storie e sceglieva gli attori. Chi non recitava faceva parte del pubblico e si sedeva sui gradini della scala fingendo di trovarsi in un grande teatro. L’atrio dell’ingresso era il nostro palcoscenico.

 

La fisarmonica

Pasqualino Aronica, in seguito, farà parte come bassista del complesso The Lords (poi denominati I Gabbiani) e parteciperà come cabarettista ad alcuni spettacoli del Venerdì Quiz. Durante gli ultimi anni delle elementari, riuscii a superare una selezione per entrare a far parte del coro della scuola dei Fratelli Cristiani, istituto che ho frequentato per tutte le elementari e per i tre anni di scuola media, e in seguito, come aspirante dell’Azione Cattolica.Con il coro della scuola partecipai alla rappresentazione di “Pinocchio”, tratta dalla favola di Collodi, con la scenografia e le musiche di Fratel Giacomo.

 

Prefazione

 

I meravigliosi anni ’60

 

Quello degli anni ’60 fu il periodo del beat, del Rhythm & Blues, delle contestazioni studentesche, dei movimenti giovanili. Molti ragazzi e ragazze vi aderirono, sostenendo la causa della pace e distinguendosi dagli altri anche nel look: capelli lunghi, jeans, camice a fiori…Carnaby Street dettava legge su cosa si dovesse indossare.Negli stessi anni venne coniata la parola “matusa”, con la quale si definivano gli adulti e tutto ciò che apparteneva alla generazione precedente.Intanto l’Italia e il mondo assistevano alla nascita di un nuovo modo di fare musica. I complessi musicali dell’epoca riscuotevano enormi successi, e i giovani del tempo vennero travolti da quelle sonorità.A questa tendenza non si sottrassero gli adolescenti di Tripoli, che con entusiasmo e creatività si avvicinarono al mondo della musica leggera del momento. La comunità italiana e quella ebraica di Tripoli, non rimasero immuni al nuovo fenomeno musicale, e anche alcuni libici furono presi dalla voglia di fare musica. Tutti i giovani trovarono una meravigliosa convivenza, al di sopra della politica, del credo religioso, del colore della pelle e di qualsiasi altro motivo che divide...

la musica unisce...

 

Tripoli

 

 

Anno 2004

Da mesi, in diversi momenti della giornata, un pensiero continuo ed assillante mi sovviene alla mente. Sarà che ora, essendo in pensione, ho più tempo per dedicarmi alla mia grande passione, la musica, che insieme allo sport ha segnato la mia adolescenza.Oggi purtroppo non suono più, da quando un brutto “accidente” alla testa ha bloccato i miei arti sinistri per mesi, e se dopo un intervento chirurgico la mia mano sinistra è efficiente ad operare nelle piccole cose quotidiane, non ne vuole proprio sapere di impostazioni sulla chitarra. Dicono, ed è vero, che mi è andata molto bene.Ascolto musica tutti i giorni, soprattutto vecchi brani rock e pezzi anni ’60, e non posso fare a meno di ripensare al complesso musicale che avevo formato a Tripoli in quegli anni.Mi chiedo spesso dove saranno finiti i miei compagni d’avventura di quel tempo e mi propongo di inviare un annuncio di ricerca al giornale della nostra associazione “ Ex Allievi Lasalliani di Libia ”, l’Oasi, volàno instancabile e indispensabile per molti italiani, nati o vissuti in Libia come me.

“ Dove siete ?? ”

 “ Vi cerco ! ”

 “ Vorrei tanto rivedervi, incontrarvi …”

 “ Sono uno dei Milords, indegnamente eletto quale capo complesso…”

L’assillo di questo pensiero si fa sempre più presente sino a divenire ricorrente negli ultimi mesi del 2004.

 

‘’  …QUANDO  UNA  TELEFONATA  NON  TI  CAMBIA  LA  VITA,

MA  TE  LA  FA  RIVIVERE… ’’

 

2  dicembre  2004

Squilla il telefono di casa, non il solito rumore, ma un suono particolare, diverso dal solito… forse solo la mia fantasia.

 - Pronto ?

- Pronto, parlo con Raffaele Brignone?

- Si, sono io.

- Raffaele di Tripoli ?

- Si…

- Suonavi la chitarra ?

- Si, proprio quel Raffaele !

- Sai chi sono ?

- A dire il vero, non ti riconosco, anche se la tua voce mi è familiare.

- Sono Roberto, Roberto Mione, ti ricordi di me ?

- Come potrei non ricordarti caro Roberto! Chitarra solista e mancino dei  Milordsche piacere sentirti, come stai ?

- Sto bene, e tu? Senti, dopodomani sabato 4 dicembre mi incontrerò a Roma con altri due amici che conosci, Maurizio Mormile ed Enzo Trapani, te li ricordi ?

- Caro Roberto, sei sempre stata una persona speciale per me e mi ricordo molto bene di tutti voi amici della nostra adolescenza. Sentirti è una gioia immensa e sarei felicissimo di rivedere te, Enzo e Maurizio…

…Ci vediamo a Roma ?…Ma come hai fatto a ritrovarmi ?

- Devi sapere che un tripolino, Paolo Cason, ha un sito internet, www.paolocason.it, e su questo sito molti tripolini scrivono e comunicano tra loro, anche da Israele…sfogliando le pagine del sito, ho visto una foto del nostro complesso, The Milords , e chiedendo ad amici, ho saputo che risiedi a Pesaro…sulle pagine bianche on-line ho trovato il tuo recapito telefonico e così ho fatto anche per altri amici e componenti del gruppo…quindi ho aperto la caccia ai milords.

- Bravo Roberto, stai portando a termine un progetto che da diverso tempo mi proponevo di realizzare. Bravo, anzi bravissimo.

- Ciao, un abbraccio.

- Ciao, a sabato.

4  dicembre  2004

L’incontro romano, da destra: Roberto, Maurizio, Enzo e Raffaele

 

- a chi sta leggendo -

Il seguito potrà sembrarvi forse un po’ noioso, ma proseguite nella lettura…incontrerete vecchi amici dimenticati e potreste imbattervi anche in voi stessi, in quanto attori, nelle varie vicende della mia avventura. Quella che vi voglio raccontare è la mia storia musicale, condivisa con alcuni adolescenti di Tripoli.

 

 

“ Un tuffo nel passato ”

 

Un tuffo nel passato da un trampolino alto trentotto anni, una caduta libera, immensa, straordinaria, densa di ricordi, passioni e sogni vissuti nei meravigliosi anni ’60.

 

 

Tripoli, anni ’60

Moltissimi adolescenti, affascinati dalla musica del momento, si forniscono di strumenti musicali. Alcuni iniziano a studiare musica, molti, seguendo il proprio istinto, suonano ad orecchio, trascorrendo giornate intere ad affinare la tecnica dello strumento e cercando di assorbire la musicalità emanata dai 45 giri provenienti dall’Italia e dagli Stati Uniti. Questa tendenza è presente in tutto il mondo e di fatto l’industria musicale del momento raggiunge l’apice della produzione e delle vendite.

 

 
Tripoli, cattedrale

 

A Tripoli nascono i primi complessi musicali formati da giovanissimi, che suonano pezzi dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Nomadi, di Battisti, dell’ Equipe 84. Nelle sale da ballo e nei clubs privati si suona dal vivo e i giovani complessi trovano ampi spazi per esibirsi, arrivando anche a riscuotere notevoli successi.

 

Primi anni ’60

 

Anche io rimasi ammaliato da quel magico momento della musica leggera, un fenomeno epocale, che ha segnato un’intera generazione e che ancora oggi non sembra aver esaurito i suoi effetti.L’inizio non fu facile in quanto i miei genitori volevano che mi applicassi con maggiore impegno nello studio, che già in parte trascuravo per dedicarmi allo sport. Solo dopo un anno, a seguito di molte insistenze e con il diploma di terza media in mano a dimostrare che un po’ studiavo, alla vigilia della scuola superiore, venni accontentato. Mi sentivo il ragazzo più felice e fortunato della terra. Finalmente avrei avuto la possibilità di conoscere il mondo, sino a quel momento sconosciuto, della musica. Avrei imparato il significato misterioso dei segni neri disegnati sugli spartiti: sapevo che erano note ma non ne capivo il significato. Solo in seguito, con lo studio, scoprii che la musica è matematica pura e che la si può coniugare all’infinito.

 

Io e Maria Elena

 

Prima tappa, il negozio di Martinez per comprare la chitarra, una EKO con quattro microfoni alla quale diedi il nome di Maria Elena, celeberrimo pezzo per chitarra del duo italo-americano Santo e Johnny.Poi una visita al grande Maestro Perissinotto, sempre presente ai nostri raduni EX LALI di Paderno del Grappa, il quale mi fece comprare il “ Bona ” per imparare il solfeggio e il “ Metodo Inzaghi ”, un testo per lo studio della musica e degli accordi musicali. Ricordo le sue lezioni, il suo raccontare la musica con una leggera inflessione dialettale veneta, quella casa dove si respirava un’aria satura di note e di accordi. La passione del maestro trasportava in mondo fatto di armonie... E poi tanta fatica, le dita intorpidite, i calli sui polpastrelli della mano sinistra, l’insofferenza per lo studio del solfeggio, la voglia di imparare presto per imitare i miei idoli musicali…

Il Maestro continuava a dirmi :

- Studia!

- Non perderti con le canzonette.

- Quando conoscerai bene la musica potrai suonare qualsiasi cosa.

- Se inizi a suonare le canzonette smetterai di studiare.

- Aspetta! Hai tanto tempo davanti a te.

- Studia!

- Impara bene a leggere e a interpretare tutta la musica.

- Studia!

- Non farti trascinare dalla smania di suonare senza aver terminato il percorso di studio.

 

“ …MA  I  DIVIETI  NON  SONO  FORSE  STATI  CREATI

PER  POTER  ESSERE  TRASGREDITI  ?... ”

 

Forse no, ma nella mente e nella fantasia di un ragazzino il divieto è solo una regola imposta dai grandi, che si deve trasgredire se si vuole dimostrare di essere adulti. E come tutti gli adolescenti, anche io mi sentivo ingabbiato, troppo stretto nella ripetitività meccanica di quei gesti che avrebbero dovuto aprirmi alla conoscenza degli arpeggi e delle scale armoniche…io volevo suonare, uscire dal pentagramma per immergermi completamente nell’emozione della musica vera. Così dopo qualche tempo, con l’incoscienza e la sfrontatezza propria dell’adolescenza, ignorando i consigli del Maestro, provai a cimentarmi nelle canzonette di moda, ricercando gli spartiti musicali di tutto ciò che era ai i primi posti della Hit Parade. E provavo e riprovavo, magari anche canticchiando…non avevo forse fatto parte del Coro dei Fratelli Cristiani? Iniziai a suonare da solo, con la mia inseparabile “ Maria Elena ”, esibendomi alle feste studentesche organizzate in casa, molto in voga in quel periodo. In seguito provai un duo con Franco…, di cui non ricordo più il cognome...( se stai leggendo e ti riconosci, scrivimi! ) Nacque così il duo di chitarra “ Toni e Franco ” dove Toni sta per Antonio: in quel periodo gli amici intimi mi chiamavano così, con il mio secondo nome, il più usato in famiglia. Il sodalizio non durò a lungo: qualche esibizione durante le feste tra amici, dove provai anche a cantare. Pezzo forte: “Una rotonda sul mare”. L’esperienza del duo, benché breve, mi fu molto utile per imparare a suonare insieme ad altri. Dopo qualche tempo ci fu l’incontro con Rino Grasso anche lui allievo, più esperto ed anziano, del Maestro Perissinotto, e con il batterista Haliffi. Si provava in un angolo dell’officina del padre di Haliffi, titolare della Volkswagen , e in breve si unì a noi anche un bassista. Poi finalmente il grande giorno: veniamo chiamati per suonare ad una festa di matrimonio. Mettiamo a punto il repertorio ( tutta musica anni ’60 ) e ci poniamo la domanda - Come ci vestiamo ?- Decidemmo di presentarci con qualcosa di simile a una divisa, per distinguerci quale complesso. I soldi erano pochi e le famiglie non approvavano, ma riuscimmo comunque a comprare una camicia uguale per tutti… manica lunga, piccoli scacchi bianchi e neri, quasi un mini dama…non era proprio il massimo delle nostre aspirazioni, ma agli occhi di noi ragazzi parve bellissima. Era una splendida giornata di primavera, come solo Tripoli sa donare ai suoi abitanti, quando ci recammo tutti e quattro in un negozio di abbigliamento in Sciara 24 Dicembre, negozio gestito da un ebreo.

- Buon giorno!

- Buon giorno, cercavamo quattro camice tutte uguali.

Il negoziante ci guardò sorridendo.

- Suonate in un complesso, vero?

- Si! Proprio così! – rispondemmo… e ci sentimmo molto importanti.

L’esordio ebbe un buon successo e la nostra esibizione fu molto apprezzata dai presenti alla festa. Seguirono altre serate, durante le quali la nostra musica veniva sempre accolta con grande interesse. Nonostante i positivi riscontri di pubblico, dopo un breve periodo di tempo il complesso si sciolse. Mi confrontai con altre piccole esperienze, fino a quando mi venne proposto di entrare a far parte del gruppo dei fratelli Carbone. Uno dei due fratelli suonava la batteria, l’altro le tastiere (che in quegli anni venivano chiamate “organo” ), alla tromba c’era Rocca e il cantante chitarrista aveva una voce perfettamente uguale a quella del famoso Adamo. Quello dei Fratelli Carbone era un ottimo ed apprezzato complesso, già molto noto.

 

Con i fratelli Carbone sul palcoscenico del Circolo Italia

 

In seguito, con l’ingresso di Claudio Ali, in sostituzione del cantante chitarrista “Adamo”, il complesso prenderà il nome di Gemini 5. Li incontreremo di nuovo in questa storia durante il Festival dei complessi. Questa volta fui io a lasciare il gruppo e per un po’ smisi anche di suonare in giro o di tentare di formare un mio complesso musicale. Non andavo più a lezione dal Maestro Perissinotto, però riuscivo ad apprendere qualche insegnamento dagli orchestrali ingaggiati dall’Italia che si alternavano al Casinò Uaddan. Fu proprio da uno di loro che acquistai il mio primo vero amplificatore professionale, un Semprini, e che acquisii le prime nozioni per imparare a suonare la chitarra basso.

 

 

“ Scuola e sport ”
          Lasciai per un breve periodo la musica, che insieme alla scuola e allo sport, avevo  sempre cercato di portare avanti.

Lungomare di Tripoli, Piazza Gazzella

 

Al secondo anno delle superiori venni bocciato, una bocciatura che mi fece molto male… Io, cinque volte premiato con medaglie al merito alla scuola dei Fratelli Cristiani…! Ma come tutte le esperienze, anche quelle negative aiutano a crescere. Diventai più riflessivo e cercai di impegnarmi di più negli studi…  In quel periodo, con la supervisione della professoressa Filomarino, organizzai per la scuola uno spettacolo, che impegnava sia gli studenti dell’Istituto per geometri, sia quelli di Ragioneria. Il palcoscenico continuava ad affascinarmi, anche se quella volta non dovevo suonare né cantare. Mi era stato assegnato il ruolo di presentatore dello spettacolo. Tema centrale della rappresentazione era la parodia di “ Biancaneve e i sette nani ”, dove i sette nani erano interpretati da ragazzi alti almeno un metro e ottanta… Biancaneve venne scelta tra i più piccoli, e l’ unico con capelli biondi era Sergio Genna che venne designato per interpretarne la parte. Ritroveremo Sergio più avanti come organizzatore del Festival dei Complessi insieme a Umberto di Vora.

 

Istituto superiore per geometri

Al centro la professoressa Filomarino con il preside, a sinistra e a destra i cugini Saragozza, cantanti, che ritroveremo nella manifestazione “Un disco per l’estate”; in seconda fila: a sinistra Raffaele Brignone, musicista, a destra Sergio Genna, organizzatore di spettacoli musicali; in terza fila: con occhiali scuri, Angelo Vasta, organizzatore, e Giancarlo Consolandi, attuale presidente dell’ Ass. Ex allievi Lasalliani; in quarta fila: Sergio Mormile, organizzatore di spettacoli musicali; in terzultima fila: a destra, con un braccio sulla balaustra, Claudio Ali, musicista e cantante.


Lo sport, oltre alla scuola e allo studio della musica continuava ad impegnare gran parte del mio tempo. In quegli anni giocavo a pallacanestro nella squadra La Salle insieme a Gianni Martelli, Ivo Spadevecchia, Giulio Marcello e Gigi Chiarelli (che incontreremo di nuovo nel mondo dello spettacolo di Tripoli). Nello stesso periodo giocavo anche nella squadra di pallacanestro dell’Istituto Guglielmo Marconi e mi allenavo nella squadra locale dello Sciabab Arabi, dove militava anche Fausto Finocchiaro… ma questa è un’altra storia. 

1965 – Istituto La Salle.

Foto ricordo della squadra di basket. Da sinistra in piedi Raffaele Brignone, Mario Aiuti, Cesare Borghi, Aguanno, Ivo Spadavecchia e ai loro piedi, Gianni Martelli, Gigi Chiarelli e Giulio Marcello, Tartaglini.

 

Fine  estate  1966

 

La voglia di suonare e di formare un buon gruppo musicale continuava ad assillarmi e sentivo che sarebbe stato difficile non cadere in tentazione. Succede nella vita che un avvenimento accada inaspettato e non voluto, e che poi sia proprio quell’avvenimento a segnare il nostro futuro. Così fu anche per l’incontro dei primi fondatori di quel complesso che in seguito prenderà il nome di  The Milords.  Un pomeriggio, uno dei tanti trascorsi nel cortile dei Fratelli Cristiani giocando a calcio-balilla nella stanza dell’Azione Cattolica, quella vicino all’ingresso delle aule dove stazionava sempre il nostro Fratel Amedeo, incontro Antonio Morreale.

Parliamo a lungo di musica e di complessi, la nostra comune passione, e Antonio mi confida di aver sentito parlare dei miei trascorsi da chitarrista. Da qualche tempo lui stesso aveva deciso di dedicarsi allo studio della batteria… Che fosse finalmente arrivata l’occasione che stavo aspettando? Quasi all’unisono ci chiediamo:

- Perché non proviamo a formare un complesso musicale?…

- Perché no!

- Conosco un buon cantante - mi dice - il fratello di Sergio Mormile, Maurizio, canta nel coro, qui dai Fratelli, e so anche di un ragazzo, un certo Uccio Ventura, che dice di essere un bassista, ma non l’ho mai sentito suonare…

 

Inizia  una  nuova  avventura

Maurizio (Maurizio Mormile)

VOCE

 

 

Raffa (Raffaele Brignone)

CHITARRA RITMICA

 

 

Uccio (Uccio Ventura)

CHITARRA BASSO

 

 

Tony (Antonio Morreale)

BATTERIA

 

Alla nostra formazione mancava solo uno strumento solista, un’altra chitarra o un organo. Maurizio propone “C’è Roberto Mione, un ragazzo in gamba, che ha studiato musica con il Maestro Deodati…E’ un chitarrista mancino molto bravo!”

Non conoscevo questo Roberto, né avevo mai sentito parlare di lui, quindi decidemmo di invitarlo alle prove per sentire quello che sapeva fare. Un pomeriggio a casa di Antonio (dove si provava) arrivò Roberto, capelli lunghi ma non troppo, perché a Tripoli in quel periodo i capelloni rischiavano di essere portati in caserma per ricevere un super taglio gratis dalla polizia! Roberto, viso scavato, aria da sognatore, un incrocio tra il beat e l’intellettuale, sfodera la sua chitarra con tutte le corde montate al contrario per adeguarla alla sua mano mancina e prova qualche pezzo che anche noi conosciamo. Lo seguiamo facilmente e dopo aver suonato alcune canzonette ci guardiamo con un cenno di assenso e gli chiediamo di far parte del gruppo. Avevamo trovato il nostro solista… Dopo qualche prova, chiamo in disparte Uccio, il bassista, e gli chiedo :

- Da quanto tempo suoni il basso?

- A dire il vero non da molto. Prima suonavo la chitarra ma è uno strumento poco richiesto nei gruppi perché la suonano già in tanti…di bassisti invece c’è gran bisogno visto che sono in pochi a dedicarsi a questo strumento. E’ per questo che ho cominciato a suonare il basso, ma è da poco che ci provo…così, a orecchio, come per la chitarra...

- Infatti vedo che ti muovi sempre con un leggero ritardo rispetto agli altri, aspetti sempre di vedere l’impostazione del chitarrista per sapere in quale accordo suonare…

 - Raffaele, sei l’unico che se ne sia accorto ma è proprio così…

Riuniti gli altri componenti del complesso e messi anche loro al corrente della situazione, dopo una breve discussione, decidiamo di esprimere a Uccio il nostro parere: avevamo bisogno di qualcuno più esperto per non rallentare le prove e la realizzazione dei pezzi; di qualcuno in grado di dare alle canzoni del nostro repertorio un suo apporto originale.

- Vedi Uccio, noi vorremo costruire un complesso serio e musicalmente preparato, non una cosa fatta solo per stare insieme e fare musica...e bisogna ammettere che la tua attuale conoscenza dello strumento non è ancora soddisfacente… Uccio riconobbe le sue carenze musicali e senza obiettare lasciò il gruppo, mantenendo con tutti un rapporto di sincera e leale amicizia. Uccio Ventura in seguito, entrerà a far parte dei Gemini 5 e lo ritroveremo, come bassista ormai esperto, al fianco di Claudio Ali durante il Festival dei complessi.  Con Uccio Ventura avevamo un bassista con qualche pecca, ora però, ci ritrovavamo senza nemmeno quello: avevamo bisogno di un nuovo elemento. Antonio propose per un provino Ugo Balistreri, il quale, essendosi dimostrato un valido musicista, entrò a far parte del gruppo.

 

The Milords, la formazione definitiva

 

Dopo una lunga attesa e quasi per caso, quel pomeriggio di fine anno, nasceva il complesso che per trentotto anni avrei portato con me, nel ricordo nostalgico ed entusiasmante di un periodo magico, durante il quale sembrava che tutto fosse possibile.

Profili  dei  componenti

 

Maurizio Mormile

VOCE

Roberto Mione

CHITARRA  SOLISTA

Raffaele Brignone

CHITARRA  RITMICA

Ugo Balistreri

CHITARRA  BASSO

Antonio Morreale

BATTERIA

 

 

Maurizio Mormilenato a Tripoli il 30.01.1952 - Il più giovane del gruppo, tranquillo, conscio del suo fascino di bel ragazzo e di artista. Le ragazzine lo corteggiano in tutte le occasioni fermandolo anche per strada, spesso chiedendogli un autografo. Una bella voce, che riesce ad estendere dai toni più bassi fino alle sonorità più acute. Partecipa con entusiasmo alle attività del complesso, con interessanti proposte musicali. Si diletta in grafica e produce fantasiose cover di dischi pensando a quando ne verrà inciso uno suo o del nostro gruppo.

 

 

Roberto Mione,  nato a Tripoli l’ 11.08.1950 - Mancino come tutti i grandi artisti, serio e composto, un po’ introverso. Difficilmente prende parte alle conversazioni; solo quando si parla di musica o si discute delle variazioni da apportare ai brani, interviene con grande passione e competenza. Con la chitarra è straordinario, riesce ad improvvisare musica su una serie di accordi armonici proponendo sempre nuove soluzioni. Potrebbe essere un ottimo jazzista. Buona anche la voce, tendente alle basse tonalità. Spesso con me alla ritmica e Antonio alla batteria, improvvisa pezzi blues di pura fantasia.

 

Raffaele Brignone, nato a Tripoli il 09.07.1948 -  Detto anche Antonio, o Raffa, sono il più “vecchio” del gruppo anche se solo di qualche mese o anno. Insieme a Roberto sono l’unico a conoscere un po’ di musica, grazie ai quasi cinque anni trascorsi tra le lezioni del maestro Perissinotto e gli insegnamenti di diversi professionisti. Mi trovo bene con tutti i componenti del gruppo che vedono in me il loro leader. Difficilmente vengo contestato, tutti si fidano delle mie proposte e quasi sempre accettano le mie innovazioni

 

Ugo Balistreri, nato a Tripoli il 27.03.1950 - Capelli castano chiaro, ribelli sulla fronte, occhi azzurri. Contestatore dell’ultima generazione, pur affermando che nulla va bene, si adatta sempre alle decisioni degli altri accettandole. Si impegna molto per imparare dal gruppo e dà sempre il meglio di sé in ogni occasione.

 

Antonio Morreale, nato a Siracusa l’ 11.02.1949 - Simpatico ragazzo, magrissimo, occhi chiari che sprizzano felicità. Mentre parla a raffica il sorriso non abbandona mai il suo volto, un ricciolo di capelli castano chiaro sembra incollato alla fronte, inamovibile anche nelle giornate ventose. E’ l’unico motorizzato del gruppo, possiede un maggiolone Volkswagen. Non parla mai a sproposito, ha sempre una barzelletta da raccontare e riesce ad improvvisare rime sarcastiche con nomi di persone e di oggetti. Sembra nato con le bacchette della batteria in mano…A volte, durante le nostre esibizioni, si permette delle evoluzioni, lancia le bacchette in aria e dopo alcune piroette quelle tornano magicamente tra le sue mani per continuare a percuotere piatti e tamburi.

 

 

The  Milords

 

Iniziammo a costruire un nostro repertorio e a lavorare ai vari pezzi. Durante le prove cercavo di dare un’impronta personale al nostro modo di suonare, cambiando i tempi di esecuzione, modificando pause e intervalli di suono, o cantando a tre voci, integrando la linea vocale di Maurizio con controcanti eseguiti da Roberto e da me. Ogni esecuzione dopo queste modifiche, si presentava simile all’originale ma nello stesso tempo molto diversa dal pezzo scritto nello spartito o da quello inciso nel 45 giri dal cantante o dal complesso che lo aveva portato al successo.Forse grazie a queste variazioni musicali da tutti condivise o forse perché ero il più grande (diciotto anni), venni riconosciuto dal resto del gruppo come loro guida e quindi capo-complesso. Forte della mia nuova carica, proposi delle regole da rispettare:

1.                     L’impianto di amplificazione per la voce, compresi i microfoni, è comproprietà del gruppo. Chi vorrà uscirne perderà la propria parte di comproprietà. Nel caso in cui qualcuno venga estromesso gli sarà corrisposta la sua quota.

2.                     Puntualità alle prove.

3.                     No ai superalcolici.

4.                     No alle ragazzine durante le prove.

 

Proposi inoltre di dare un nome al gruppo, un po’ inglese, come era di moda al tempo, e un po’ altisonante : The Milords, e tutti ne sembrarono soddisfatti. Non so ancora oggi se fu vera convinzione o se il resto del gruppo non volle contrariarmi , certo è che nacquero i Milords, che sarebbero diventati uno dei complessi storici di Tripoli. Studiammo per mesi, utilizzando per le prove prima la casa di Antonio, poi la soffitta di Salvo  Giacchi (che ritroveremo in questa storia quale organizzatore di spettacoli), infine garages e cantine… Non era facile trovare un posto dove poter suonare senza disturbare i vicini, ma con pazienza e molta passione riuscimmo a superare anche queste difficoltà.

 

The Milords prima di una esibizione

 

A  proposito  di  prove

 

Mentre scrivo questo diario, ricordando i tempi passati e le ore trascorse a provare, mi accorgo di essere stato un vero schiavista nei confronti dei miei compagni d’avventura. Pretendevo sempre il massimo da tutti, ogni brano veniva ripetuto all’infinito.

- Dai, forza ragazzi – li incitavo - inizia Antonio con un terzinato alla batteria, poi entra il basso, quindi le chitarre e Maurizio…

- Antonio…alla quarta battuta del ritornello stoppi con un colpo secco alla grancassa e smorzi i piatti!…Riprende Ugo con il basso da solo…

- Ugo…quando suoni da solo, alza il volume!…poi entra Roberto con il ritornello svisando sul tema in assolo, quindi rientriamo con la ritmica, chitarra basso e batteria, al secondo giro sugli accordi riprende Maurizio…

- OK?!

- Uno…due...tre...quattro! Si comincia...

- Antonio!!! Voglio un colpo secco sulla cassa, non una carezza! Tutto dall’inizio!

- Uno…due…tre…quattro… Si continua…

- Ugo!!! Alza il volume quando sei da solo…

- Tutto dalle battute iniziali, riprendiamo!

- Basta Raffa, va bene così, no?!!

Fingendo di non aver sentito ribatto quattro e si continua a provare… 

Provare e suonare tra noi era molto bello, ma ci mancava la consacrazione del pubblico.

 

 

L’ esordio

…dal diario personale di Maurizio, scritto nel periodo in cui faceva parte dei Milords…

 …è stato in occasione della festa di Natale del Liceo Scientifico, era il 23.12.1967, in quella occasione suonammo coadiuvati da un altro complesso, la nostra esibizione fu molto gradita ed applaudita e presto verremo ancora chiamati per suonare…

 E’ proprio vero quello che scrisse allora Maurizio. Esibirsi per la prima volta davanti a un pubblico di giovani, fu di buon auspicio. In seguito ricevemmo numerose proposte per suonare a feste private, matrimoni, cresime e compleanni. Di fatto negli anni successivi, tra il 1968 e il 1969, raggiungemmo l’apice del successo ed arrivarono anche i primi riconoscimenti economici. Ricordo che all’epoca mio padre, che aveva una buona attività commerciale, per le mie piccole spese mi concedeva una paghetta settimanale di mezza sterlina, ed era molto. Le nostre normali prestazioni musicali venivano ricompensate con ottanta/centoventi sterline a serata, quindi a ciascuno di noi toccavano venti/venticinque sterline: una vera fortuna per noi ragazzi, soprattutto se si tiene conto del fatto che ci esibivamo quasi tutte le settimane… Organizzavamo anche dei pomeriggi danzanti in un garage, l’underground, un altro modo di presentare musica piuttosto in voga alla fine degli anni ’60. Per i biglietti d’ingresso ci inventammo un timbro artigianale: da una gomma per cancellare tagliammo un primo strato lasciando in rilievo solo una M e con questa timbravamo i biglietti all’entrata.

Poi riuscimmo ad ottenere un contrattato settimanale con lo Shooting & Fishing Club. Diverse compagnie di giovani ci seguivano nei locali dove suonavamo e il nostro gruppo d’amici era sempre in prima fila con oltre quaranta tra ragazze e ragazzi, capitanati dalla effervescente Paola Tessuto e da suo cugino.

 

 

The Milords durante un’esibizione allo Shooting & Fishing Club

 

 

Angelo Vasta, carissimo amico d’infanzia, grande ammiratore del nostro gruppo e socio dell’Underwater, propose ed ottenne dal proprietario un contratto per farci suonare al Club ogni sabato sera.

Ricordo le feste a casa di Angelo, alle quali partecipavo sempre accompagnato dalla mia chitarra…Ogni volta lui mi chiedeva di suonare un flamenco, e mentre suonavo si avvicinava agli amici sussurrando loro: “Senti com’è bravo!”…

 

Ciao Angelo, sei stato un grande amico!

 

 

L’ Underwater  Club

 

L’Underwater club, fu il nostro vero trampolino di lancio.

Il primo contratto, ottenuto dall’amico Angelo, consisteva in una serata di prova al Club, durante la quale si sarebbero esibiti anche i The Colors of Darkness, una formazione americana composta da figli dei soci o figli di amici. Il sabato pomeriggio di quel memorabile giorno, si festeggiava il Carnevale.  Portammo i nostri strumenti e la nostra amplificazione al Club, e sulla pedana riservata ai musicisti trovammo già sistemata l’attrezzatura dell’altro complesso: amplificatori ultima generazione provenienti direttamente dagli Stati Uniti, alti come una persona e collegati a pedaliere per i comandi a distanza, una batteria tutta in madreperla bianca con doppi tom e doppi timpani…Cose simili le avevamo viste solo sui giornali! Il costo del tutto si poteva aggirare intorno a quello di tre automobili di media cilindrata… Un sogno per noi!

 Antonio in quel periodo aveva una batteria rimediata da vari pezzi provenienti da altre batterie, per cui ogni pezzo aveva un colore diverso: rosso, bianco, giallo... Mentre eravamo intenti a sistemare strumenti e amplificazione, arriva il Sig. Papadopulos, titolare del Club e ci guarda con aria molto preoccupata…Forse pensava: “Chi sono questi con un’attrezzatura così sgangherata?”

 Antonio interpreta lo sguardo e prontamente gli dice:

- Vede, Sig. Papadopulos, essendo Carnevale abbiamo pensato di portare una batteria di colori diversi…per rendere più allegra la serata!

I nostri amplificatori, grandi come una grossa valigia, quasi scomparivano al confronto dei giganti già in pedana, ma non ci perdemmo d’animo e sistemammo tutto negli spazi liberi.

Ritornammo al Club la sera, per la nostra esibizione, prevista nelle due mezzore d’intervallo dell’altro gruppo.

Arrivarono anche gli americani, tutti molto giovani, e per prima cosa accesero un proiettore per filmati super 8 millimetri, oggi un pezzo da museo, ma assoluta novità per l’epoca…Alle spalle di chi suonava, su un telo bianco, apparvero immagini di films di guerra che avevano per protagonisti soldati americani.

Iniziarono a suonare una musica molto caotica e pesante che non avevo mai sentito prima, forse brani di loro composizione. I testi parlavano di guerre e di lotte per la pace. Altre canzoni avevano per argomento l’insofferenza giovanile, la morte e il dolore, raccontavano di giovani stressati, afflitti dal male di vivere…Forse il loro nome, tradotto letteralmente “i colori delle tenebre”, derivava proprio da questa loro pessimistica visione della vita.

Mentre i giovani americani suonano, le persone in sala rimangono tutte sedute al proprio tavolo, chiacchierando sottovoce e sorseggiando delle bibite. Sulla pista da ballo nessuno e nulla cambia durante tutta la prima ora della loro esibizione.

 

The Milords durante un’esibizione all’Underwater Club

 

Finalmente tocca a noi!…I The Colors of Darkness lasciano la pedana e ci invitano a prendere il loro posto. Strumenti a tracolla, Antonio con le sue bacchette in mano, saliamo sul palco e colleghiamo i nostri strumenti agli amplificatori. Durante l’esibizione degli americani, ero stato preso da forti dubbi, forse il pubblico presente in sala gradiva quel tipo di musica, quindi il nostro repertorio era tutto fuori tema…Come sempre avevamo preparato una scaletta introduttiva di genere melodico per invogliare la gente a ballare. Mentre collego la chitarra all’amplificatore penso: “E’ tutto sbagliato!”. Guardo gli altri, che come me si stavano preparando a cominciare a suonare, e sussurro loro: “Dobbiamo cambiare la scaletta iniziale dei brani…” Suonare in pubblico senza una scaletta predisposta non l’avevamo mai fatto; in prova si era già stabilito con quali pezzi iniziare e la successione degli altri brani per non falsare i tempi e gli automatismi successivi.

Strumenti pronti, tutti e quattro meravigliati e ansiosi, mi fissano per sapere cosa fare. Una sensazione di panico mi pervade, non so con cosa iniziare, le idee in testa girano a mille…Escludere il melodico è cosa certa, il tempo è poco, bisogna decidere in fretta. Rischiamo di far apparire la nostra indecisione come insicurezza…Sono io che devo scegliere, ma il parere di Maurizio, l’unico con uno strumento non meccanico, la voce, è essenziale. Mi avvicino a lui e gli sussurro:

“Vorrei la pelle nera”. Con un cenno acconsente, passa parola agli altri “la pelle nera”…“la pelle nera”…tutti annuiscono con il capo, sono pronti, Antonio incrociando le bacchette batte quattro per lo stacco iniziale; Maurizio toglie il microfono dall’asta lo porta vicino alle labbra:

- hei, hei, hei, dimmi Wilson Pickett !

- hei, hei, hei, dimmi tu James Brown - rispondiamo io e Roberto

- Questa voce dove la trovate…?

 E Maurizio quella sera, la trovò quella voce piena, cristallina, potente…

 In sala iniziò un brusio, si sentì qualche risatina…Tutti sembravano svegliarsi da un forzato torpore. Poi qualcuno, timidamente, si avvicinò alla pista da ballo, ancora immacolata, e incominciò a ballare. Pochi minuti dopo la pista era  piena. L’inaspettato successo diede una gran carica a Maurizio, che in quel brano riuscì a tirar fuori il meglio di se stesso.

Chiudemmo il pezzo con rulli di batteria e assoli di chitarra e ci ritrovammo sommersi da un mare di applausi e grida e fischi, che per gli americani erano segno di approvazione e di entusiasmo. Non riuscivamo a credere a quello che stava succedendo. Per un po’ restammo immobili a goderci gli applausi e ringraziare il pubblico, ma il tempo a nostra disposizione era poco… Non lascio nemmeno sopire gli applausi, per non rubare minuti alla nostra mezzora, e dico ai ragazzi del gruppo: “When the Saints go marching in”, ma la mia voce è coperta dal frastuono ancora echeggiante in sala, tanto che loro avvertono solo il labiale…

Gli applausi continuano mentre Antonio ribatte quattro, questa volta colpendo con la bacchetta il cerchio di ferro del rullante…Accordo iniziale delle due chitarre e Maurizio, ancora stordito dalla reazione del pubblico comincia a cantare, io e Roberto lo seguiamo in un’altra tonalità. Quasi tutto il pubblico è in pista a ballare, ma la pista è insufficiente a contenere tutti gli ospiti per cui qualcuno balla tra i tavoli, mentre i pochi ancora seduti scandiscono il ritmo con le mani. Chiudiamo anche questo brano, ancora applausi, qualcuno sale in pedana e vuole stringerci la mano per congratularsi, un gruppo di giovanissime assale letteralmente Maurizio, lo vogliono toccare e abbracciare.

 Io continuo ad osservare le lancette dell’orologio che girano inesorabili, mi avvicino ad un microfono:

- Grazie, thank you!

- Grazie a tutti!

I minuti scorrono veloci e noi dobbiamo continuare a suonare…

Gli applausi si placano e riprendiamo con alcuni brani melodici, che dopo i due effervescenti brani iniziali, vengono molto graditi.

Fine del primo tempo.     

 Stacchiamo gli strumenti dagli amplificatori e li riponiamo per cedere il posto agli americani. Tornano i The Colors of Darkness e torna anche il silenzio in sala…

I presenti riprendono posto attorno ai tavoli e ricominciano a conversare sommessamente bevendo i loro drinks.

 Noi usciamo dalla sala ancora euforici e sorridenti e iniziamo darci gran pacche sulle spalle congratulandoci l’uno con l’altro:

- Bravo Roberto!… - Bravo Maurizio!… - Antonio, sei stato grande!…

- Hai visto quello come batteva le mani?!… - E quello che è salito sulla sedia e fischiava come un matto!??… - Bravo Ugo!… - Grande Raffa!...

- Li abbiamo stesi! - Cerchiamo Angelo, chiediamogli cosa ne pensa.

Rientriamo in sala. Angelo stava uscendo dall’ufficio del Sig. Papadopulos, lo prendiamo sottobraccio e lo portiamo fuori assalendolo con le domande:

– Allora?! Come ti sembra che sia andata?… - Siamo stati bravi?… - Ti siamo piaciuti?... – Dai, dicci qualcosa!!…

Angelo porta le mani avanti con il palmo rivolto verso di noi e dice con un gran sorriso:

- Calma ragazzi! Calma! Il Sig. Papadopulos mi ha chiamato nel suo ufficio, visto che sono stato io a presentarvi al Club, per dirmi che vi vorrebbe a suonare qui tutti i sabato sera, al posto degli americani… molti soci gli hanno fatto questa richiesta, ma ha un dubbio…sareste capaci di suonare per una intera serata?

Roberto, quando sente mettere in dubbio le sue capacità musicali o quelle del gruppo, s’innervosisce e diventa irascibile…con fare minaccioso e il dito indice proteso in avanti esclama:

- Dì al “greco” che noi possiamo suonare per quattro ore di fila senza ripetere un solo pezzo!!!

Seguimmo Angelo che ci accompagnò tutti dal “greco”, persona squisita ed affabile, e che dopo averci fatto accomodare ed essersi congratulato per la splendida esibizione, ci propose un contratto per suonare al Club tutti i sabato sera ed eventualmente anche in altre occasioni, qualora si fosse presentata una situazione adatta al nostro genere musicale.

Intanto gli americani avevano terminato di suonare. Sempre la stessa storia…noi ci avviciniamo alla pedana per prendere il loro posto, e coprire la seconda mezzora di pausa con la nostra musica, quando inaspettatamente uno di loro si avvicina ad Antonio, che conosceva molto bene la lingua inglese, e gli dice:

- Terminate voi la serata, siete molto più bravi…noi andremo, con grande piacere, a ballare al suono della vostra musica…

Questo riconoscimento fatto da chi sembrava il nostro avversario del momento, ci riempì d’orgoglio e di soddisfazione.

 

 

Locandine

 

Sul giornale italiano di Tripoli intanto compaiono le prime locandine pubblicitarie che annunciano serate danzanti con  The Milords.

Forse non eravamo i più bravi, ma contrariamente ad altri gruppi eravamo musicalmente preparati e le nostre proposte erano sempre molto originali.

 

 

Le prime locandine pubblicitarie dei Milords

 

 Ricordo la nostra versione de “ Il ballo di Simone ”, sempre richiesto durante le nostre serate. Quando il brano sembrava finito e la gente iniziava a lasciare la pista da ballo, ad un cenno tra me e Roberto si riprendeva dal ritornello: “…batti in aria le mani /…e poi falle vibrar /…se fai come Simone /…non puoi certo sbagliar…”e tutti ritornavano a ballare, anche se già seduti al tavolo, si alzavano e rientravano in pista con grandi schiamazzi. Un altro brano sempre molto applaudito era “ La Bamba ” miscelata con “ Twist & Shout ”, il cui risultato finale era un pezzo parte in spagnolo e parte in inglese!

 

Locandina pubblicitaria del giornale italiano di Tripoli

 

Le locandine pubblicitarie, ci portavano molta notorietà, ma la stessa notorietà, la ripagavo a caro prezzo a scuola. Il Professore Luigi Piazza, ingegnere, docente dell’Istituto Guglielmo Marconi, siciliano, da poco a Tripoli, seguiva con molto interesse questi avvenimenti. Con spirito goliardico e il giornale in mano, il mattino successivo a qualche nostra esibizione, entrava in classe e dopo aver fatto il formale appello chiedeva:

- Raffaele! Hai suonato ieri sera?

- Si,professore.

- Bravo, e a che ora sei tornato a casa?

- Alle tre questa mattina, professore.

- Ti sei divertito?

- Come sempre professore.

- Bravo! Vieni, oggi sei interrogato.

 Seguiva un’interrogazione con risultati non certo prestigiosi, ma al Professore piaceva molto giocare ed eravamo legati da un’amicizia vera, che andava al di là del rapporto scolastico, amicizia condivisa anche con altri studenti, come Renato Marotta, Luigi De Matteis e Danilo Pucci.

 Naturalmente l’interrogazione era solo un modo per farmi capire che la scuola era la cosa più importante e che lo studio, anche se meno piacevole della musica, doveva essere preso seriamente. Per mia fortuna, e grazie al buon cuore del professor Piazza, quelle interrogazioni non vennero mai ufficializzate…

 ...ciao prof., ovunque tu sia, sappi che ti abbiamo voluto bene!

 

 

Ricordi  dell’ Underwater

 

L’Underwater Club divenne nostro territorio, tutti i soci ci conoscevano e ci apprezzavano, tanto da invitarci a frequentare il loro Club anche quando non eravamo impegnati a suonare.

Il Club era formato da un vasto locale interno con un fornitissimo bar, una pista da ballo e un grande palco per le esibizioni dei vari artisti. All’esterno una splendida piscina con due trampolini, un altro bar e un’altra pedana per l’orchestra. Ai bordi della piscina c’erano lettini, sdraio, tavolini e sedie, ombrelloni e diverse piante, all’ombra dei quali si potevano trascorrere giornate incantevoli. Lasciando alle spalle la piscina si giungeva ad una scogliera a picco sul mare. C’era un punto particolare dove il fondale formava una specie di pozzo naturale, profondissimo, e dal promontorio prospiciente ad esso si potevano eseguire magnifici tuffi, senza incorrere nel pericolo di incontrare delle rocce. Da questo punto partivano gli appassionati di immersioni subacquee per le loro esplorazioni sottomarine, “ Underwater ”, sott’acqua.  Un giorno Angelo decise di organizzare una serata per l’elezione di Miss Underwater, e per l’occasione invitò anche i nostri familiari a partecipare alla serata. Dopo una lunga e articolata votazione venne annunciato il nome della vincitrice.

Nome: Teresa

Cognome: Brignone

I miei amici, subito dopo il verdetto mi assalirono con domande provocatorie: - Quanto hai dato alla giuria per far vincere tua sorella?…- Ti sei comprato tutti?…

Erano solo affermazioni scherzose, sapevano benissimo che non mi sarei mai permesso un’azione così disonesta, io stesso ero rimasto sorpreso dal verdetto, anche se mia sorella Teresa era veramente una bella ragazza. Ora purtroppo non è più con noi: il Signore, guidato da ragioni per noi misteriose, l’ha chiamata vicino a Sè. Quella fu una delle poche volte in cui i miei familiari (era presente anche mia madre), mi videro suonare in pubblico.

Un altro piacevole ricordo dell’Underwater è quello legato a una serata di fine anno. Con il direttore del Club concordammo di suonare sino alle due del mattino e pattuimmo una cifra per la nostra esibizione. Inizia la serata. Il Club è stracolmo di soci, amici e ospiti, tutta la sala è addobbata con festoni e decorazioni, luci rotanti si rincorrono lungo le pareti e noi facciamo la nostra parte per la riuscita della serata portando allegria e movimento tra il pubblico presente. Avevamo allungato i cavi che collegavano gli strumenti agli amplificatori e grazie alla maggiore libertà di movimento potevamo scendere a turno in mezzo al pubblico che ballava, cantando e suonando.

 

Arriva la mezzanotte, classico conto alla rovescia…meno dieci, nove, otto, seven, six, five, four, three, two, one…                           

Happy New Year!!

Esplodono i tappi delle bottiglie, fiumi di spumante vanno a colmare i calici degli astanti, tutti si abbracciano e si baciano.

La serata procede molto bene, tutti si divertono, molti salgono sul palco e augurano Buon Anno anche a noi.

Terminata l’euforia dei minuti riservati ai brindisi e agli auguri, riprendiamo con la musica da ballo.

 

Poco prima delle due, l’orario concordato con il direttore del Club, iniziamo un crescendo che annuncia la fine della serata, quindi presento i componenti del gruppo, uno alla volta, lasciando a ciascuno di loro qualche minuto per esibirsi in assolo.

 

Dichiaro conclusa la serata, ringrazio i presenti e gli organizzatori… Ma quando iniziamo staccare gli strumenti dall’amplificazione e a riporli, in sala si alza una serie di vivaci proteste, i presenti dicono che è ancora presto e che vogliono ancora musica, iniziano a scandire il nome del nostro complesso battendo ritmicamente le mani.

Maurizio e Roberto guardandomi un po’ perplessi mi chiedono:

- Raffa che facciamo??…

- Suoniamo altre tre pezzi, poi via…- rispondo.

Ricolleghiamo tutto e torniamo sul palco, tre pezzi, saluti e ringraziamenti, poi cominciamo nuovamente a riporre gli strumenti nelle rispettive custodie…

 

Da sinistra: Antonio, Raffaele, Roberto, Maurizio

 

  Un terzetto composto da soci che dimostravano di aver gradito molto le libagioni della serata, salì sul palco e ci chiese per quale motivo non volevamo più suonare. Rispondemmo che l’accordo con il Club prevedeva di smettere alle due e che avevamo già superato l’orario stabilito da più di mezzora…

“Non vi preoccupate”, dice uno di loro, e subito dopo aver pronunciato queste parole si allontana, prende dal bancone del bar un vassoio per servire le bibite e inizia a girare per i tavoli. Dopo qualche minuto il vassoio è pieno di banconote da dieci e cinque sterline, per un totale sicuramente doppio rispetto a quello che avevamo concordato con il direttore per la serata. Il tipo, con il vassoio in mano, si avvicina e con aria soddisfatta dichiara:

“Queste sono per voi…ora avete un contratto con noi e non con il Club”.

 

Un  nuovo  componente  nel  gruppo

…dal diario personale di Maurizio, scritto nel periodo in cui faceva parte dei Milords…

 Nelle prime serate all’Underwater Club, il complesso raggiunge una buona fama e notorietà, tanto da essere additati molto spesso per strada, quali componenti dei Milords, e siglare, almeno io, i primi autografi…

…In questo periodo, arriva Franco Lombardo, un amico di Raffaele, suona la tromba e si inserisce in qualche nostro pezzo, tra l’altro ci aiuta molto con gli apparati elettrici e gli amplificatori, è un tecnico elettronico…

 Franco Lombardo, nato a Tripoli, il 17.07.1946

Un carissimo amico. Si dilettava con la tromba e un giorno mi espresse il desiderio di poter suonare con noi.

 Per chi non conosce la musica

Le chitarre, come molti altri strumenti, leggono lo spartito in sol maggior (chiave di violino), la tromba invece, suona in Si Bemolle. Non avendo proseguito gli studi con il maestro Perissinotto, trovai qualche difficoltà ad adeguare gli accordi delle chitarre alla tonalità della tromba, ma per alcuni brani riuscii a farlo e a questi partecipava anche Franco…

 

Lui era più che soddisfatto, l’importante era far parte dei Milords...

Tra le varie attività, Franco si impegnava moltissimo a sistemare gli impianti elettrici per l’amplificazione della voce e degli strumenti musicali, campo in cui noi eravamo piuttosto ignoranti…

Riuscì anche a rimediare un posto dove poter provare, un’officina fuori città che apparteneva ad un suo parente. La notizia ci rese euforici in quanto eravamo sempre alla ricerca di un posto tranquillo dove poterci esercitare. Ma, come si dice, non è tutto oro ciò che luccica…

...

 

Entusiasti, ci rechiamo con gli strumenti in questa officina; montiamo tutto ed iniziamo a suonare. Dopo pochi minuti sentiamo un gran bussare alla porta, quasi la volessero sfondare, e subito delle grida, seguite da vivaci imprecazioni in arabo…

Franco va ad aprire e compare un signore libico molto alterato…

- Che succede fratello ?! – gli chiede parlando in arabo, lingua che conosceva molto bene. E quello sempre più indispettito:

- Questo rumore non mi fa dormire! Io faccio l’autista e la mattina mi devo svegliare molto presto! Dormo in una cameretta che confina con il muro di cinta dell’officina, ho scavalcato il muro e sono venuto a vedere cos’é questo chiasso!

- Vedi fratello, - continua a dirgli Franco - questi ragazzi sono musicisti e lavorano con la musica come tu fai con il camion. Devono studiare se vogliono imparare suonare come si deve!…Dai vieni, siediti con noi e ascolta anche tu…Beviamo qualcosa insieme! L’autista si rabbonisce, prende una sedia, e con una bottiglia di birra in mano si mette a guardarci ammirato e incuriosito. Il giorno seguente stessa scena, e così anche i giorni successivi: il signore libico continuava a saltare il muro arrabbiato e a venire in officina a lamentarsi del rumore, poi si sedeva in disparte a bere e ascoltare…Non so ancora se gli piacesse di più la nostra musica o la birra, che puntualmente gli offrivamo per calmare le sue ire!

 

Nasce  la  divisa  dei  Milords

Il nostro complesso, a poco più di un anno dalla sua formazione, aveva già ottenuto numerosi riconoscimenti di pubblico. Le serate che ci vedevano come protagonisti erano sempre più numerose, così come le persone che manifestavano stima ed incoraggiamento nei nostri confronti…Ma il mio chiodo fisso rimaneva sempre il modo di vestirsi, la divisa, simbolo del gruppo, quindi si decise anche per questo

 

La divisa dei Milords

 

I  complessi  tripolini  negli  anni  60’

 

Intorno a noi e con noi una miriade di ragazzi che cantano e suonano, complessi vari e…Solo per citarne alcuni:

 

The Tomb Stones, The Larami, The Diggers, I Gemini 5, The Lord, I Vandali, The Fugitives, The Wormy Circumstance, I Gabbiani…e molti altri.

 

 

I  Festivals

 

Visto il proliferare di complessi, tutti con una buona preparazione e una discreta notorietà, due ragazzi pensarono di organizzare un Festival. Questi ragazzi erano Umberto di Vora e Sergio Genna.

Il Festival sarebbe stato presentato da Hassen-Cherbisc e Farid Aref , due giovani libici.

 

 

 

Comincia  la  gara

…dal diario personale di Maurizio…

 

Il Festival dei complessi 21.22.23/6/1968.

…La prima sera abbiamo presentato le canzoni “Black Time” e “Voglio amarti così”, brani con un nostro personale arrangiamento, e ci qualifichiamo per la serata finale.

 

 

 Gli articoli di giornale che ho voluto riproporre in queste pagine, mostrano quanto interesse in quegli anni, suscitassero le realtà musicali locali, e con quanta attenzione fossero seguite le vicende artistiche dei complessi tripolini. Il grande fervore creativo dei mitici anni Sessanta sembrava destinato a non esaurirsi tanto in fretta e noi, giovanissimi di quegli anni, raccoglievamo inconsapevolmente i frutti del recente cambiamento…

 

The  Milords ,  vincitori  morali  del  Festival

 

…dal diario personale di Maurizio…

 

La sera della finale ci presentiamo con altri due brani, anche questi personalizzati, “Un caso di follia” sigla televisiva di Antoine e “Anema e Core”, inoltre indossiamo per la prima volta parte della divisa, le giacche non sono ancora pronte…

…Ci classifichiamo al secondo posto, ma come rilevato anche dalla stampa, siamo i vincitori morali della gara…

 

Perché vincitori morali, ma ufficialmente al secondo posto?

La prima sera di semifinali eravamo in gara con i The Wormy Circumstance e la giuria votò il nostro complesso per l’accesso alla finale sentenziando l’eliminazione dell’altro gruppo. La semifinale della seconda serata vide come vincitore un trio composto da militari americani che prestavano servizio nella vicina base aerea.

 

Il momento della premiazione

 

 

La sera della finale il trio americano non poté lasciare la base per ordini di servizio e gli organizzatori del Festival decisero in tutta fretta di effettuare un ripescaggio fuori programma, non previsto dal regolamento.

Ad essere ripescati furono i The Wormy Circumstance, che proprio il nostro gruppo aveva precedentemente eliminato…

Il complesso venne quindi riammesso alla gara, e poté accedere alla serata finale che ne decretò la discussa vittoria.

 

Nella foto sopra i componenti del complesso WORMY CIRCUMSTANCE - da sinistra a destrsa : Gianfranco Storaci, Aiad El Kresci, Johnny Kerwat, Mike Tussis, Guido Poggesi e Gianfranco Ventre

 

Il giudizio della giuria era naturalmente insindacabile, ma per molti, compresa la stampa, i reali vincitori del concorso erano stati i Milords

 

  

 

Gli articoli di giornale che ho voluto riproporre in queste pagine, mostrano quanto interesse in quegli anni, suscitassero le realtà musicali locali, e con quanta attenzione fossero seguite le vicende artistiche dei complessi tripolini. Il grande fervore creativo dei mitici anni Sessanta sembrava destinato a non esaurirsi tanto in fretta e noi, giovanissimi di quegli anni, raccoglievamo inconsapevolmente i frutti del recente cambiamento…

 

 

Festeggiamenti

Per festeggiare l’avvenimento, chiedemmo al proprietario dell’Underwater Club, di poter ospitare nel suo locale la nostra compagnia anche se nessuno di loro era socio del club.

- Quanti sono?

- Una quarantina, tutti bravi ragazzi!

- Sono un po’ troppi…

- Facciamo un affare…Per quella sera, lei ospiterà i nostri amici facendo uno strappo alla regola e noi in cambio suoneremo gratis, per i nostri amici e per i soci del Club!

- …Ok ragazzi, affare fatto!

 

The Milords intorno alla coppa della vittoria

 

Al Club venne preparata una grande tavolata per i nostri amici, ne arrivarono più di cinquanta, ospiti d’onore del locale per festeggiare i Milords!

  Avevamo portato anche la coppa della vittoria e l’avevamo sistemata in bella vista al centro del tavolo (che sembrava una pista d’atterraggio!).

 Dopo un po’ di tempo gli amici al tavolo ordinano diverse bottiglie di spumante che versano nella coppa…Noi allora smettiamo di suonare e li raggiungiamo. La coppa colma di spumante passa da una mano all’altra facendo il giro del tavolo e ognuno con un brindisi diverso ne beve un sorso.

 Venne chiesto ad Angelo, da parte degli altri soci, cosa stesse succedendo e lui li mise al corrente del fatto che quei cinque ragazzi che stavano suonando al club avevano vinto la coppa al Festival dei complessi

 L’ammirazione dei soci si rese tangibile: alcuni chiesero al proprietario di concederci altre sere per suonare al club, oppure la domenica mattina a bordo piscina…

La splendida serata si concluse con un raddoppio del contratto e molto spumante…

 

 

La nostra esibizione al Festival, suscitò molta curiosità tra il pubblico tripolino e un giornalista venne a trovarci durante le prove per richiederci un’intervista.

 Nel frattempo, come si legge nel diario di Maurizio, Ugo, il bassista, aveva lasciato il gruppo e al suo posto era subentrato Bruno Isidoro…

 

…dal diario personale di Maurizio …

…dopo il Festival continuiamo a suonare in pubblico in vari locali, ma purtroppo a seguito di alcuni screzi nati in seno al complesso,Ugo, il bassista, è costretto a lasciare il gruppo…

…in sostituzione arriva Bruno Isidoro, un ottimo elemento, anche se un po’ troppo vivace, così i Milords cambiano volto ed affrontano il pubblico in una nuova versione…

 

 

Obiettivo  raggiunto !

 

Ero molto soddisfatto di me stesso, e in particolare dei ragazzi del complesso che con grande passione si impegnavano in tutto ciò che facevamo, anche a costo di duri sacrifici. Ho sempre preteso molto da tutti i componenti del gruppo, specialmente durante le prove dei brani, ripetendo all’infinito ogni passaggio e ogni singola variazione, costruendo tutto a piccole porzioni che poi si univano le une alle altre per essere eseguite di nuovo. Ad ogni errore si riprendeva dal principio, poi un’altra volta il brano intero, alla ricerca della perfezione.

Forse solo in quel momento mi sono davvero sentito il leader del gruppo: vedevo realizzarsi il Sogno, la felicità e l’orgoglio dei quattro ragazzi che mi stavano intorno, il loro entusiasmo per il successo che stavamo ottenendo.

 

La primavera del 1968, Maurizio partì per un periodo di circa un mese, per recarsi in Italia insieme alla sua famiglia. Dovevamo trovare una soluzione temporanea per sostituirlo durante questo breve periodo di assenza: avevamo preso diversi impegni con l’Underwater e lo Shooting Club, e non avremmo potuto rispettarli senza un cantante. Roberto raccomandò al gruppo un certo Enzo Trapani, suo fraterno amico, che possedeva buone qualità vocali.

 

Enzo Trapani, nato a Tripoli il 25.02.1950

L’allegria personificata, bravo ragazzo, mite e sensibile, buona voce.

 Enzo cominciò a provare con noi e si impegnò moltissimo per acquisire il nostro repertorio, con tutte le modifiche che avevamo apportato ai brani. Riuscì ad imparare in fretta, e dopo qualche giorno era pronto a debuttare con i  Milords. Il suo esordio avvenne una domenica mattina all’Underwater, a bordo piscina.

Prima di iniziare a cantare ci investì: “Siete tutti matti!…Cantare di buona mattina, con le corde vocali ancora fredde…La prima esibizione, all’aria aperta, sarà un disastro…!”

Lo rassicurammo, dicendogli che sarebbe andato tutto bene e che Roberto ed io lo avremmo aiutato a rompere il ghiaccio nell’impatto con il pubblico, ma il ghiaccio lo sciolse lui, anzi lo fece diventare bollente! Così Enzo rimase nel gruppo anche dopo il ritorno di Maurizio dalla sua vacanza italiana e i Milords cominciarono ad esibirsi in una veste nuova, con due cantanti solisti, per cui alcuni brani erano interpretati da Maurizio e altri da Enzo. Al repertorio avevamo aggiunto anche alcuni pezzi esclusivamente strumentali, arrangiati durante l’assenza della nostra prima voce, allo scopo di non caricare in modo eccessivo il lavoro di Enzo. Una sera all’Underwater club, durante una pausa della nostra esibizione, venimmo avvicinati da un distinto signore di nazionalità incerta, forse francese, sicuramente europeo. Si presentò a noi esprimendosi in un ottimo italiano e tutti gli stringemmo la mano dicendo i nostri nomi. Eravamo un po’ perplessi, non riuscivamo ad immaginare cosa mai potesse volere da noi.

- Rappresento vari gruppi musicali sia in Italia che in altri paesi del Mediterraneo – ci disse. - Ho ascoltato la vostra musica e sono rimasto molto colpito dal vostro modo di suonare, veramente interessante e originale…Vi interesserebbe suonare in un locale a Tunisi? Vi posso offrire un contratto di una settimana. Poi, se tutto va bene, e sono sicuro di questo, si potrebbe proseguire con altre serate al Piper, dove si esibisce Patty Pravo…Voi potreste suonare durante i sui intervalli. Allora, cosa ne dite?

Ci guardammo increduli, pensando ad uno scherzo.

- Ci dia qualche giorno di tempo per pensarci…Siamo tutti minorenni e non possiamo decidere da soli (la maggiore età, allora, era 21 anni)…

- Va bene ragazzi, avete ragione. Ci vediamo sabato prossimo.

L’impresario ci strinse la mano e si allontanò.

Lo stupore era ancora disegnato sui nostri volti. Alcuni iniziarono a commentare:

- Quello ci vuole prendere in giro…

- E’ uno scherzo!

- I miei non vogliono nemmeno che venga qui a cantare la sera, figuriamoci andare in Tunisia! – esclamò Maurizio.

- Facciamo così: più tardi, terminata la serata, andiamo dal Sig. Papadopulos e gli chiediamo se quel tipo è veramente chi dice di essere…

 

Come deciso, a fine serata ci recammo nell’ufficio del proprietario del Club per sentire il suo parere…

- Si, lo conosco, - ci rispose il Sig. Papadopulos - è un impresario musicale. Mi ha proposto alcuni gruppi per le serate non impegnate da voi, ma non sono interessato. I soci vengono qui soprattutto il venerdì e il sabato sera; durante il resto della settimana non c’è quasi nessuno…E’ una persona seria, non vi sta prendendo in giro. Potete fidarvi, lo conosco da molto tempo…

Ringraziammo il sig. Papadopulos e andammo a raccogliere i nostri strumenti commentando l’avvenimento. Già sognavamo il radioso futuro che ci si prospettava innanzi, ma Maurizio era stato profetico…

La secca risposta dei suoi genitori sarebbe stata “Non se parla nemmeno! Pensa a studiare!”. E pressoché identiche furono le reazioni di tutte le altre famiglie…

Sfiorati dalla grande occasione, tornammo con i piedi per terra nella nostra Tripoli.

 

Qualche tempo fa, ho letto un’intervista a Maurizio Vandelli, cantante e chitarrista dell’ Equipe 84, il quale alla domanda “cosa rimproveri al destino per il vostro successo?” rispose: “Non essere nati in Inghilterra o negli Stati Uniti: sarebbe stata tutta un’altra cosa!”.

Noi saremmo stati molto felici se il nostro complesso fosse nato in Italia…

Mentre scrivo, raccontando la storia dei Milords, noto come nei ricordi degli avvenimenti non vi sia alcuna consapevolezza del momento magico che stavamo vivendo…Giornalisti che ci chiedono interviste, i nostri nomi sul giornale italiano di Tripoli, inviti a partecipare a competizioni canore, la nostra musica richiesta per importanti avvenimenti della comunità italiana, proposte musicali per suonare fuori dalla Libia, locandine pubblicitarie…

Per noi l’importante era fare musica, calcare il palcoscenico, ricevere applausi, cantare e suonare per il solo piacere di farlo.

Oggi le cronache raccontano di giovani che pur di apparire sui giornali o in televisione sarebbero disposti a fare qualunque cosa, anche a vendersi l’anima, accettando compromessi assurdi e spesso immorali. Giovani che fanno di tutto, pur di ottenere l’agognato Successo, effimero quanto il plauso tributato loro. Giovani il cui unico traguardo, da raggiungere ad ogni costo, è quello di essere riconosciuti per strada, da un pubblico egoista, che cerca solo di soddisfare la propria morbosa curiosità, riempiendo i vuoti di un’esistenza troppo piena di ogni cosa…

 

…Quanto era diversa la vita, negli anni ’60!…Quanto erano più semplici, e ingenui forse, i nostri sogni e nostre le ambizioni!...

 

 

 

Gare  canore  e  musicali ,  sui  palcoscenici  tripolini

 

Cavalcando l’onda di successo ottenuto per il Festival dei complessi, a Tripoli si organizzano altre serate di sfide canore e musicali.

Ad una di esse partecipa come voce solista il cantante dei Milords.

 

1968, Festival di fine estate

 

…dal diario personale di Maurizio, scritto nel periodo in cui faceva parte dei Milords…

 

Festival di fine “Estate 1968”, presenta Gigi Chiarelli

…Finalmente affronto la mia prima prova come cantante solista in un Festival che viene indetto nel Settembre 1968…

…Partecipo con il brano “Il Ballo di Simone”…

…Il complesso della serata, che accompagna le esibizioni dei cantanti è quello dei Tomb Stones, uno dei migliori complessi presenti a Tripoli in questo momento…

…Un’inquadratura della mia prima apparizione senza il mio complesso, anche questo spettacolo porta la firma di Umberto Di Vora…

 

Maurizio durante la sua esibizione

 

 

Cronaca della serata

…Il Festival è stato vinto da Andrea Bordone con “Ho difeso il mio amore” il secondo posto è stato aggiudicato a Nada Bestini, il terzo a Franco Martellozzo. La gara si è svolta in tre serate, due per aggiudicarsi la finale e la serata conclusiva. A contenderci la vittoria eravamo in dodici…

 

 

 

 La foto con i contendenti…Da sinistra, Maurizio (classificato al quarto posto), Andrea Bordone, vincitore della competizione, Salvo Giacchi, organizzatore della serata insieme a Umberto di Vora, Carlo Mollica (batterista degli Hippies) e Carlo Bordone, gemello di Andrea.

 

 

Altri  spettacoli  tripolini

 

Maurizio, oltre che cantare con i Milords, partecipava ai diversi spettacoli organizzati a Tripoli in quegli anni.

 

…dal diario di Maurizio…

 

“Il Sunday Quiz”

…uno spettacolo a premi organizzato dal solito Umberto di Vora e presentato da Gigi Chiarelli, vengo chiamato a partecipare come ospite d’onore della serata e ripresento “Il ballo di Simone”. Il complesso della serata è The Tomb Stones, grandissima affluenza di pubblico…

   

 

 

…da notare i capelli un po’ più lunghi, che mi sono fatto crescere per l’occasione e per stare al passo con la moda…

           …

Il  Cantasei

 

Altri spettacoli, ancora cantanti, ancora musica, per vivere i meravigliosi anni ’60. I Milords sempre presenti, anche se a volte solo con alcuni componenti del gruppo.

 

…dal diario di Maurizio…

…non vi è molto da dire, l’articolo del giornale dice tutto o quasi tutto dello svolgimento della serata, ha vinto Roberto Mione, chitarra solista e seconda voce dei Milords, io mi sono classificato al secondo posto.

 

 

 

  

 La classifica del “CANTASEI

 

Primo classificato:          ROBERTO MIONE

Secondo classificato:        Maurizio Mormile

Terzo  classificato:           Angela Sonnante

 

Quarto classificato:         Emilio Romagnoli

Quinto classificato:         Palmira Centone

Sesto classificato:            Anna Holm

 

 Le prime due posizioni del podio vengono conquistate dai componenti dei Milords  e questo avvenimento esalta tutto il gruppo.

 

1969  Nell’ aria  qualcosa  di  nuovo

 

Primi mesi del 1969.

Un giorno, mentre si pranzava, mio padre mi disse:


“Vedi, figlio mio, - iniziava sempre così quando doveva dirmi qualcosa di importante - le cose qui a Tripoli stanno cambiando. Noi commercianti dobbiamo avere un socio libico se vogliamo continuare la nostra attività e non so cosa potrà accadere quando non ci sarà più il vecchio Re Idris a governare la Libia. In fondo in questo Paese siamo degli ospiti, anche se io sono arrivato qui in fasce e tu ci sei nato. Le tue due sorelle sono già in Italia con i loro mariti e io comincio ad essere grandino, è una vita che lavoro. Ho deciso di vendere la nostra attività, per la quale ho ricevuto anche una buona proposta, e di trasferire la famiglia in Italia. Ne ho già parlato con la mamma e lei è d’accordo. Tu sei diplomato, lavori con me e vai anche a suonare…In Italia vedremo di iniziare una nuova attività. Per prima cosa però dovrai prestare il servizio militare, altrimenti rientrando in Italia definitivamente ti chiameranno per la leva. Ho già parlato con l’addetto militare all’ambasciata italiana, il sig. Ciancio, e mi ha detto che c’è la possibilità di fare un esame presso l’ambasciata per entrare nella Scuola Allievi Ufficiali…Pensaci, è una buona occasione, ed è sicuramente meglio che fare il servizio militare come soldato semplice…” 

 Vedevo mio padre fare una grande fatica nel dirmi tutto questo: erano parole che non avrebbe mai voluto pronunciare, ma vi era costretto dall’incalzare degli eventi. La Libia era stata per lui una seconda patria, aveva un’infinità di amici libici, maltesi, greci, ebrei, e intuiva che difficilmente li avrebbe potuti rivedere. Sentiva il peso della decisione presa, il peso del dover imporre al resto della famiglia un cambiamento così radicale.

Dopo qualche mese partii per l’Italia, con l’idoneità per l’accesso alla Scuola Allievi Ufficiali, raggiungendo mia madre che aveva già preso la residenza. Mio padre rimase ancora a Tripoli per qualche tempo, per chiudere i suoi affari.

Prima di me erano partiti per la leva altri amici, Roberto Pineschi, Marcello Clerici, e nello stesso anno un mio ex compagno di scuola, lasalliano anche lui, Giuseppe Enrico.

Dopo l’avvento del colonnello Gheddafi e il successivo rimpatrio di tutti gli stranieri, lo stato italiano esonerò dal servizio militare molte classi di giovani, per alleviare le difficoltà che le famiglie italiane avrebbero incontrato al loro rientro in patria, quindi fui uno dei pochi a fare la naja.

Durante il servizio militare fui mandato a Piacenza per l’addestramento successivo alla Scuola Allievi Ufficiali. Giunsi in caserma con i gradi che facevano bella mostra nella loro prima apparizione sulla divisa e notai un gruppo di militari schierati nel cortile agli ordini di un caporal maggiore il cui viso non mi era nuovo.

Mi avvicino al gruppo e richiamo il caporal maggiore:

- Caporal maggiore, non si saluta un superiore?

Il povero ragazzo si avvicina di corsa e scatta sull’attenti:

- Mi scusi sergente, non l’avevo notata!

- Caporale, adesso ci diamo del lei?! Non mi riconosci? Tu sei Giuseppe Enrico, no? Eravamo nella stessa classe a Tripoli e nell’Azione Cattolica dai Fratelli Cristiani!

- Raffaele…! Con la divisa non ti riconoscevo e non mi aspettavo certo di trovare un amico tripolino qui, in caserma, per il servizio militare…! Come  stai?

 

Raffa durante il servizio militare

 

Ci abbracciamo fraternamente dandoci grande pacche sulle spalle sotto gli occhi colmi di stupore dei militari presenti…

 

…dal diario di Maurizio…

Un nuovo volto nel complesso

…Uccio Genovese, ex organista dei Diggers e degli Hippies, da oggi fa parte dei Milords. E’ un cambiamento che da tempo avevamo deciso, sia per dare una nuova forma al complesso, sia per creare un nuovo sound. Però come in tutti i cambiamenti c’è sempre un po’ di amaro. Esce Raffa che va a fare il militare in Italia, e con lui esce la mente del gruppo, quello che ci aveva guidati sino ad ora al successo. Precedentemente all’entrata di Uccio Genovese si era provato con un’altra chitarra ritmica, che però non aveva dimostrato di essere all’altezza del nostro Raffa…

 

The Milords 69 


 

…Con l’ingresso di Uccio Genovese cambiamo anche nome, o meglio, al vecchio nome aggiungiamo un “69”. Ora ci chiamiamo Milords 69…

 

Spettacoli musicali a Tripoli

…Partecipiamo ad uno spettacolo come gruppo musicale della serata, suonando per i cantanti che si esibiscono. Alla stessa gara partecipiamo come concorrenti anche io, Roberto, la chitarra solista, ed Enzo Trapani, che fa parte del gruppo i Milords da qualche mese…

Spettacoli musicali a Tripoli

 

…dal diario di Maurizio…

Un’altra manifestazione canora

…Ancora una volta l’interesse del pubblico tripolino è tutto rivolto ad una nuova gara canora, anche questa organizzata da Umberto di Vora…

 

 

Finalissima del “Campionato Musicale” 2 marzo 1969

…E’ una splendida domenica e il Mediterranean Hotel è affollatissimo per assistere alla finale della competizione canora, che viene assegnata a Renato Biomonte, al secondo posto il fratello Roberto. Io mi aggiudico la terza piazza…

 

…Durante la serata si esibiscono numerosi ospiti, tra cui Marisa Milani, che in seguito entrerà a far parte del nostro gruppo.

 

Locandina della manifestazione

Marisa Milani durante l’esibizione

 

…“Insieme a te non ci sto più” è il titolo del brano con il quale si presenta Marisa.

…Ha una bella voce che assomiglia molto a quella della Vanoni, nel nostro gruppo sostituirà Enzo Trapani che lascia il complesso.

  

Marisa Milani al suo rientro in Italia inciderà un LP e si esibirà con noti complessi italiani del momento.

…Con l’ingresso di Marisa Milani, il gruppo musicale dei Milords può affermare di essere l’unico complesso tripolino che vanta una presenza femminile, anche in questo siamo unici…

 

“Piccola Sanremo 69”

…durante il campionato musicale, che si svolgeva al Mediterranean Hotel, in un altro locale, il Bowling Arena, Filippo Tarantino e Corrado Todaro, organizzavano un’altra manifestazione, la Piccola Sanremo 69, nel corso della quale venivano riproposti in versione tripolina, i successi sanremesi…

A questa manifestazione partecipiamo: Maurizio con “tu sei bella come sei”, Enzo con “sorriso”, The Milords 69 con “bada bambina”.                      

…dopo la prima serata, molto movimentata da uno splendido pubblico, veniamo eliminati sia io che il nostro complesso. Enzo invece riesce ad andare in finale ottenendo successivamente il terzo piazzamento. La manifestazione fu vinta dai gemelli Bordone, Andrea vincitore e Carlo al secondo posto…

…per onore di cronaca devo precisare che io ed Enzo come il nostro complesso, impegnati a suonare in altre serate avevamo preparato la nostra performance in un solo giorno…subito dopo questo spettacolo Enzo Trapani decide di lasciare il complesso, ma rientrerà successivamente per la manifestazione “Un Disco per l’Estate”…

Sempre a onor di cronaca, occorre precisare che in quei giorni i Milords erano stati nuovamente interpellati per un contratto di lavoro a Tunisi. Essendo tale impegno concomitante con la serata finale della manifestazione, i componenti del gruppo, pur partecipando alla gara, chiesero alla giuria di essere eliminati in fase preliminare. L’organizzazione prese atto della richiesta e per non pregiudicare la serata finale, decise di eliminare i componenti del gruppo The Milords nelle semifinali. In seguito, un ragazzo libico che aveva superato la prima fase della gara, non poté presentarsi alla finalissima per motivi di salute e, come da regolamento, venne ripescato uno dei concorrenti eliminati, Enzo Trapani, il quale alla fine riuscì a riscattare la prematura eliminazione del complesso conquistando il terzo posto.( fatti riferiti dallo stesso Enzo, memoria storica del gruppo, che ha collaborato alla stesura di questo diario ). 

 

Il presentatore della serata, Sergio Mormile

 

 

Inutile sottolineare che anche quella volta la tournee in Tunisia venne bocciata dai familiari del gruppo…

 

“ Un  disco  per  l’estate ”

 

 

Un’altra grande gara canora nella incantata terra tripolina.

Organizzata nel bellissimo e moderno albergo Libya Palace Hotel ”, la manifestazione “ Un disco per l’estate ”, attira l’attenzione del pubblico e della cronaca locale. Il complesso che segue l’evoluzione dei partecipanti è il nostro: The Milords 69.

…dal diario di Maurizio…

“Un disco per l’Estate”  13 giugno 1969

…dopo tre mesi di silenzio trascorsi a suonare all’Underwater Club o al Mediterranean Hotel, in varie serate danzanti, torniamo con una serata di spettacolo ideata da mio fratello Sergio, con Marcello Buzzanca e Gianni di Leonardo.

 …In pochissimi giorni riusciamo a preparare alla gara 18 giovani cantanti, 8 tra questi non hanno mai cantato in pubblico, né tanto meno con un complesso…questi ultimi, quali esordienti, parteciperanno nel girone B…

Dopo tanta attesa arriva il 13 giugno: i concorrenti gareggiano divisi in due gironi…

 

PRIMA SERATA

 

Girone  A

Girone  B

Renato Biomonte

Pino Rosano

Pino Vento

Pietro Saragozza

Enzo Trapani

Franco Arancio

Giuseppe Saragozza

Tom Rallo

Kricorian Agop

 

 


…nel girone A si qualificano Renato Biomonte, Pino Vento ed Enzo Trapani, nel girone B, Pino Rosano e Pietro Saragozza.

 

 

SECONDA SERATA

 

Girone  A

Girone  B

Carlo Bordone

Anna Scamporino

Pippo di Leonardo

Tony Ricevuto

Roby Biomonte

Massimo Militello

Franco Martellozzo

Franco Mauceri

Paolo Graziano

 

 

…Si qualificano per la finale Carlo Bordone, Franco Martellozzo e Roby Biomonte per il girone A, Tony Ricevuto e Massimo Militello per il girone B.

 

I giornali locali riportano la cronaca dell’avvenimento musicale


 

…Dopo le due serate di qualificazione si giunge all’attesa finale, il pubblico ha molto seguito la manifestazione e per la finalissima si registra una straordinaria affluenza di spettatori. In quell’occasione, sfoggiamo un delicatissimo impianto di amplificazione fornito anche di distorsori, una vera centrale del suono…

 

 

 

 

…In Sala sono presenti anche numerosi giornalisti e personalità della comunità italiana e tutto lascia intravedere che sarà una serata con una strepitosa finale…I cantanti gareggiano dando il meglio di se stessi trasportati dalla sete di vittoria, dopo una vibrante attesa viene sentenziata la classifica…Vince la gara canora, con merito, Franco Martellozzo, il secondo piazzamento è assegnato a Carlo Bordone. Nel girone B, dove gareggiano i debuttanti, si aggiudica la vittoria Pino Rosano…La stampa da molto rilievo all’avvenimento…

 

 

 

Franco Martellozzo  la sera della vittoria

 

Gli anni ’60 stavano volgendo al termine, mentre il beat toccava l’apice del suo successo.

I Milords potevano finalmente permettersi un vero impianto di amplificazione, e le parole di Maurizio, a distanza di quasi 40 anni, si caricano di un sapore nuovo e ancora più intenso…

In questa mia cavalcata nel passato ho descritto le cose che negli anni della mia infanzia e della mia adolescenza erano o non erano presenti, consapevole di come si potesse stare bene comunque, senza tutto quello che la vita ci offre oggi…

 

…La televisione, che non esisteva ancora, e si inventava il teatro nell’atrio del portone di casa…

…Il proiettore di films super 8 e quei fantastici impianti d’amplificazione dei ragazzi americani…Tutte cose che non avevamo mai visto, meraviglie di un progresso non ancora alla nostra portata…

Antonio, il batterista, era l’unico a possedere un’auto…Condizione inimmaginabile per i ragazzi di oggi, abituati a muoversi in macchina sin dal compimento della maggiore età…

Rileggendo queste pagine e sfogliando i ricordi, che solo assopiti si ripropongono adesso con tutta la loro forza, mi trovo a riflettere su quanto radicalmente tutto sia cambiato nel breve volgere di una generazione, e mi stupisco ancora, passo dopo passo, nel constatare come ogni cosa ovvia e banale oggi, non sia stata tale per me bambino e adolescente di un tempo.

E il diario di Maurizio mi aiuta a ricordare…

 

…dal diario di Maurizio…

…Finalmente a colori…

La prima foto a colori di cui sono in possesso, le altre sono rimaste dal fotografo, costavano troppo!

 

Maurizio Mormile Il nostro logo

 

…questo è il nuovo simbolo del nostro complesso, l’ho creato io e fa bella mostra sulla cassa della batteria di Antonio…

 

 

…altri spettacoli organizzati a Tripoli…

Il Due per Due

…E’ l’ennesimo spettacolo organizzato da Sergio, Marcello e Gianni, presentato dallo stesso Sergio, per la cronaca, mio fratello…

Il complesso della serata non sono i Milords 69, ma i Laramy…

Ricordo questo spettacolo perché vi ho partecipato come ospite d’onore per due serate, mentre Marisa, l’altra cantante dei Milords 69, ha partecipato una volta allo spettacolo…

 

…dal diario di Maurizio…

Un nuovo cambiamento

…Dopo diversi contrasti ed attriti ancora una volta i Milords cambiano volta: escono Roberto, la chitarra solista, e Bruno, la chitarra basso, vengono sostituiti da Pippo di Leonardo, come chitarra ritmica, e da Aurelio Vandelli quale chitarra basso…

 

Spettacoli tripolini

 

Durante lo svolgimento di questi ultimi avvenimenti io non ero presente, mi trovavo in Italia per assolvere l’obbligo di leva, ma anche durante il servizio militare ebbi occasione di incontrarmi con la musica e con lo sport…

Il cappellano militare, giovanissimo anche lui, ci aveva concesso l’autorizzazione a suonare musica beat in chiesa, durante la Santa Messa.

Con altri giovani appassionati di musica eravamo riusciti a trasformare alcune tradizionali parti cantate della Funzione in musica beat…Un’esperienza davvero unica sentire il suono della batteria e delle chitarre elettriche in chiesa!

 Musica e sport sono state le due grandi passioni della mia gioventù, e come tali hanno sempre accompagnato ogni mia esperienza di vita.

 Lo sport mi ha regalato grandi soddisfazioni anche durante il servizio di leva: venni chiamato a partecipare alla selezione per i campionati militari di basket, ma la concorrenza era tanta e davvero di altissimo livello…C’erano i campioni nazionali della pallacanestro italiana, quindi mi dovetti accontentare della convocazione, la quale naturalmente non ebbe alcun seguito, ma anche questa è un’altra storia… 

Mentre mi trovavo in Italia, appresi che in Libia si era verificato un colpo di Stato e che la Nazione era governata dal colonnello Gheddafi.

Dopo pochi giorni da questo avvenimento, ebbi la mia prima licenza. Provai a chiedere un visto per la Libia, ma non mi venne concesso in quanto le frontiere tra gli Stati erano ancora chiuse.

Solo dopo alcuni mesi con un’altra licenza riuscii a tornare a Tripoli per qualche giorno, ma il tempo a mia disposizione era troppo poco e nemmeno in quell’occasione riuscii a rivedere i miei compagni d’avventura.

Anni dopo Antonio mi ha raccontato di come tutti loro erano venuti a conoscenza dei rivolgimenti politici di quel giorno…

“…il 31 agosto avevamo una serata all’Underwater Club e tornando a casa la mattina del 1º settembre, fummo fermati da un posto di blocco di militari…Venimmo così a sapere del colpo di Stato e dell’inizio della rivoluzione condotta dal colonnello Gheddafi…”

 

…dal diario di Maurizio…

 Dopo gli avvenimenti del 1º settembre si incominciano a spegnere le luci sulle ribalte e sui palcoscenici musicali, purtroppo c’è ben poco da suonare…l’ultima volta che ci presentiamo in pubblico è per la festa di San Valentino…

Con quest’ultima esibizione si spengono i riflettori sui Milords…

 

The  Milords  oggi

 

Antonio Morreale, direttore di banca a Siracusa

Roberto Mione, funzionario bancario a Bergamo

Ugo Balistreri, funzionario bancario a Soligo (Treviso)

Enzo Trapani, pensionato, ex-funzionario bancario a Roma

Maurizio Mormile, tecnico di ricerca zootecnica a Monterotondo (Roma)

Marisa Milani, lavora nella grande distribuzione alimentare a Bosco Rubano (Padova)

 Bruno Isidoro, unica notizia certa è che attualmente vive in Inghilterra

Franco Lombardo, pensionato a Mascalucia (Catania)

Uccio Genovese (Stellario), Direttore ufficio poste. a Piacenza

Raffaele Brignone, pensionato, ex-funzionario INPS, dirigente sindacale a Pesaro

 

Ugo Balistreri

Raffaele Brignone

Roberto Mione

Maurizio Mormile

Enzo Trapani

 

 

 

Aggiornamento:dopo la prima pubblicazione del marzo 2005, Bruno Isidoro si è incontrato con il resto del gruppo ad Ostia lido, nel maggio 2005

 

 

 - a chi ha avuto la costanza e la pazienza di leggere tutto questo -

 

Questa che vi ho voluto raccontare è stata una delle esperienze più belle che la vita mi ha donato e ancora più bello e stato riviverla insieme agli amici con cui ho condiviso le gioie e i dolori di quel periodo. Non vi nascondo e non mi vergogno di dire, che più di una volta ho dovuto interrompere la scrittura di questo testo perché avevo gli occhi lucidi dalla commozione.

 

Ringrazio il Signore di avermi fatto vivere nei “ meravigliosi anni ’60 ” e di avermi concesso di trascorrerli nella terra che considero la mia seconda patria, la Libia, e in particolare in quella magica città che è Tripoli.

 

Raffaele detto Antonio

 

 

Grazie a Roberto Mione, per aver messo a disposizione parte del materiale fotografico riportato nel testo e per la costanza e l’impegno nella ricerca e nel ritrovamento di tutti i componenti dei Milords. Grazie a lui sono stati avviati una serie di contatti telefonici e telematici che hanno permesso di costruire una vera e propria rete di relazioni tra i componenti del gruppo.

 

Grazie a Maurizio Mormile, che ha fornito il suo diario originale, scritto nel periodo in cui si svolgeva questa avventura, parte delle foto e alcuni articoli di giornale.

 

Grazie a Enzo Trapani, memoria storica, più volte consultato telefonicamente per colmare lacune di ricordi e descrizioni di avvenimenti.

 

 Chiedo scusa a tutti coloro che ho nominato nel testo senza averne preventivamente chiesto l’ autorizzazione, ma questo diario non ha scopo di lucro e verrà pubblicato sul notiziario l’OASI, giornale dell’associazione EX ALLIEVI LASALLIANI di Libia.

 

Chi desiderasse ricevere il diario nell’edizione integrale, con parte delle foto a colori, può richiederlo all’autore, che lo invierà dietro pagamento delle reali spese di stampa e spedizione.

 

Prodotto e stampato con mezzi informatici propri presso l’abitazione dell’autore

Via Varese, 12     61100 Pesaro

Finito di stampare marzo 2005